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Ambizioni russe sul petrolio libico

Di Musa Mahdi, Al-Araby (9/04/2019). Traduzione e sintesi di Dario Giustini.

Lunedì 8 aprile i prezzi del petrolio hanno registrato cifre mai così alte dal novembre scorso, e molto è dovuto al timore sugli sviluppi della guerra in Libia. Gli speculatori temono infatti che l’offensiva delle milizie del generale Haftar (sostenuto da Russia, Egitto, Arabia Saudita e Emirati) contro il governo di Tripoli possa versare più petrolio nella guerra civile, in corso ormai da cinque anni, ostacolandone la produzione e l’esportazione sul mercato mondiale.

Con l’imminente scadenza delle sanzioni statunitensi (annunciate nel novembre 2018) agli stati importatori di petrolio iraniano, e il calo delle esportazioni del Venezuela, è previsto che i contratti future sul grezzo continueranno ad aumentare a breve termine, specialmente a maggio e giugno. A meno che i sauditi, in risposta a pressioni di Trump, non incrementino un’altra volta la produzione.

Si ricorda che dal gennaio scorso, i paesi dell’OPEC, e gli altri produttori, hanno tagliato la produzione di circa 1.2 milioni di barili al giorno, sperando di far uscire il petrolio in eccesso sul mercato e di far rincarare i prezzi. A marzo, la produzione di petrolio venezuelano è scesa a 550 mila barili al giorno.

Molti fattori concorrono a mantenere alto il prezzo del petrolio in questo periodo, ma dei cambiamenti geopolitici in Libia e Venezuela potrebbero alterare la situazione. Oil Price prevede che nel caso Haftar riesca ad entrare a Tripoli e impossessarsi dell’industria petrolifera, i prezzi si abbasseranno a medio termine. Perché la Russia sosterrà l’industria petrolifera libica, non ancora seriamente danneggiata, e operazioni di manutenzione e riforme basilari potrebbero riportare presto la produzione ai livelli dell’era Gheddafi.

Malgrado la guerra contro il governo condotta da Haftar a Tripoli sia lontana dai campi petroliferi, il suo obiettivo principale è privare i suoi avversari delle entrate dell’industria petrolifera, attualmente gestita dalla National Oil Company (NOC), direttamente dipendente dal governo.

Gli esperti di Oil Price non negano che in qualsiasi momento le forze di Haftar potrebbero entrare a Sharara, il campo più produttivo in Libia (300 mila barili al giorno), e nel porto di Zawiya, il maggior esportatore di petrolio (6 milioni di barili al giorno), due punti strategici direttamente collegati.

Lo scorso giugno, le forze ribelli avevano bloccato le esportazioni di petrolio del paese per varie settimane, dopo essersi impossessate di due porti di export e aver trasformato le amministrazioni della NOC in organi dell’Autorità Petrolifera della Libia Orientale. A questo proposito si è espresso l’esperto di geopolitica Neil Quilliam, in un’intervista a Chatham House, notando che la Libia sarebbe in grado di produrre 1,8 milioni di barili al giorno senza la guerra civile e le ingerenze esterne a prolungare il conflitto. “I giacimenti petroliferi scoperti permetterebbero alla Libia di arrivare fino a 2,5 milioni di barili al giorno”.

Nel 2018 Haftar aveva tentato di vendere petrolio tramite compagnie fondate negli Emirati, aggirando il divieto che stabilisce il monopolio della NOC su questa attività. La comunità internazionale ritiene che le azioni militari di Haftar siano incoraggiate da Putin, che aspira a ripristinare propria influenza in Libia, sottratta dall’intervento delle forze NATO.

Secondo diplomatici occidentali al corrente della sua strategia, Mosca aspirerebbe a ripristinare l’egemonia sul petrolio libico, a commercializzare le proprie attrezzature militari e ad accaparrarsi i contratti di ricostruzione della Libia, stimati in centinaia di miliardi. C’è anche un progetto per la creazione di una base marittima sulle coste libiche.

“L’Occidente ha fatto di tutto per gettare la Libia nel caos e nella guerra civile”, ha detto in un’intervista a Bloomberg Alexander Dynkin, capo dell’IMEMO, organo di consulenza per il governo russo. “Adesso tutte le parti del conflitto si fidano di Mosca”.
Da ricordare anche che il presidente della NOC Mustafa Sanalla lo scorso ottobre si è recato a Mosca per discutere con le compagnie Rosneft PJSC, Gazprom PJSC e Tatneft PJSC. La Russia vuole creare una linea veloce tra Sirte e Tripoli, con contratti da 2,5 miliardi di dollari.


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