Di Basheer Musa Nafi. Al-Quds al-Arabi (06/10/2016). Traduzione e sintesi di Antonia M. Cascone.
Le forze islamiste sono state molto più attive negli ultimi quattro anni che negli ultimi quattro decenni. Non sono stati gli islamisti ad accendere la scintilla delle rivoluzioni, ma sono stati sicuramente la forza che è riuscita a imporsi maggiormente sulla scia dell’innovazione; in primo luogo, perché è da tempo la forza politica più organizzata e presente nella maggior parte delle comunità arabe, e poi perché le altre forze politiche si sono rivelate deboli e incapaci di adattarsi ai repentini cambiamenti della società.
Nonostante ciò, gli islamisti hanno pagato, e continuano a pagare, un prezzo molto alto per la loro inarrestabile ascesa. In una prima fase, non erano l’obiettivo principale della controrivoluzione lanciata a partire dall’estate del 2013: le sue motivazioni si concentravano principalmente sul processo di transizione verso la democrazia. Tuttavia, poiché gli islamisti erano in prima linea nel processo di transizione, la loro distruzione è diventata condizione principale per il successo della controrivoluzione e giustificazione per la sua stessa esistenza.
La sorprendente ascesa e la guerra per il suo sradicamento hanno avuto considerevole influenza sulla struttura del nuovo Islam politico. La maggior parte dei gruppi, infatti, si sono affrettati a enfatizzare una certa natura patriottica, rigettando ogni precedente legame con enti islamici sovranazionali. E, in effetti, una delle questioni più importanti e controverse, nonché il principale strumento della guerra che hanno dichiarato le forze della controrivoluzione, è il rapporto degli islamisti con lo Stato. L’accusa di tradimento della patria è stata la prima ad essere rivolta alla breve amministrazione dell’ex presidente egiziano Morsi. La volontà prioritaria, infatti, era quella di suggerire al popolo, e all’Occidente, che gli islamisti delle rivoluzioni arabe non erano democratici, ma cospiratori che lavoravano per istituire uno Stato teocratico.
Ciò su cui io vorrei focalizzarmi, però, è il fatto che la maggior parte degli islamisti e dei loro avversari trascurano l’effettiva concezione politica del movimento islamico. L’Islam politico è nato in un contesto moderno, completamente disgiunto dall’eredità sociopolitica islamica, ed è il risultato di decenni di progetti di modernizzazione, susseguitisi ininterrottamente a partire dalla metà del diciannovesimo secolo.
Non è facile concordare su una definizione universale di laicità: alcuni politologi sostengono che essa sia la divisione tra religione e Stato, altri ritengono che sia l’estradizione dell’elemento sacro dal contesto sociopolitico. Qualunque cosa essa sia, l’unico mezzo per comprendere l’impatto del pensiero laico è la conoscenza del contesto nel quale ha avuto origine: l’Europa tra il sedicesimo e il diciottesimo secolo. In quest’epoca pregna di guerre e di rivoluzioni intellettuali e politiche, si è fatta strada la classe media, è cambiato il concetto di conoscenza ed è nato lo Stato nazionale sovrano. E qual è stata la principale conseguenza del cambiamento della percezione del potere e della legittimità? Anche nei paesi rimasti cattolici, la Chiesa ha smesso di essere l’unico punto di riferimento e l’istituzione statale si è imposta come fonte della legittimità. La legge è la legge dello Stato, l’istituzione che detiene l’autorità e il supremo potere decisionale.
A parte poche categorie, non sembra che vi sia una grande differenza nella concezione islamista del sistema politico laico. Anche quando gli islamisti chiedono l’applicazione della shari’a, quest’applicazione si iscrive nel rispetto dell’istituzione dello Stato moderno, fonte della legittimità. È questo, in realtà, che richiede un dibattito nel mondo arabo, su basi diverse dalle illusioni su cui ci si è basati negli ultimi decenni. Si può dire che la concezione dell’Islam politico moderno è essenzialmente laica, e che l’accesso dibattito tra gli islamisti e i loro oppositori circa la struttura dello Stato ha sollevato una polemica decisamente sproporzionata.
Basheer Musa Nafi è uno scrittore e uno studioso di storia dell’Islam moderno.
I punti di vista e le opinioni espressi in questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente il punto di vista di Arabpress.eu
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