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Ali Mahmoud Hassanein, sceicco dei combattenti sudanesi

Di Mohammad Amin Basin. Asharq Al-Awsat (25/05/2019). Traduzione e sintesi di Lorenzo Doglioni


Ali Mahmoud Hassanein, simbolo della lotta ai regimi dittatoriali in Sudan da più di cinquant’anni, vede realizzato il suo sogno dell’abolizione del regime di Omar al-Bashir.
In una magnifica parata, migliaia di sudanesi hanno fatto da scorta alla figura di spicco “unionista” Ali Mahmoud Hassanein che ha dedicato gran parte della sua vita alla lotta contro i regimi totalitari e dittatoriali militari che si sono susseguiti al governo del Sudan fin dalla sua indipendenza nel 1956. Ha realizzato l’ultimo dei suoi desideri: vivere abbastanza a lungo da assistere al rovesciamento del regime di Omar al-Bashir.Hassanein è nato nel 1938 nella regione di Argo, nel nord del Sudan; frequentò la celebre scuola Wadi Seidna e in seguito l’università di Khartoum per studiare alla facoltà di diritto, infine ultimò i suoi studi in legge negli Stati Uniti d’America.Inizialmente Ali Mahmoud Hassanein si unì al movimento “Fratelli Musulmani”, poi lo abbandonò e si unì al movimento “unionista” nel 1963. A seguito della sollevazione popolare dell’aprile 1985 che rovesciò il regime di Ja’far al-Nimeyri, Hassanein fondò il Partito Unionista Nazionale e ne fu eletto segretario.

Hassanein è stato arrestato svariate volte dal regime tra maggio 1969 e il 1985, per un totale di più di sette anni di detenzione. È stato tra i leader politici del “Fronte Nazionale” che ha eseguito un’operazione militare a Khartoum nel 1976, con l’obiettivo di rovesciare il regime di Nimeyri.Egli fu fra i primi a opporsi al colpo di stato del Fronte Nazionale Musulmano nel giugno del 1989 e ad attivarsi nella resistenza interna, lavorando al sovvertimento tramite l’azione pacifica di massa.A seguito dell’accordo di pace sudanese di Naivasha nel 2005, tra le cui richieste c’era “un’assemblea nazionale democratica” di opposizione parlamentare al governo di Bashir, Hassanein fu scelto come membro del parlamento, ma diede le dimissioni prima della fine del primo anno.Hassanein fu costretto a fuggire dal Sudan nel 2009 e a questo proposito dice: “ho ricevuto minacce dirette dall’ex direttore del dipartimento di sicurezza e dei servizi segreti Mohamed Atal-Moula, che mi ha detto che ha ricevuto ordine di uccidermi dal presidente Omar al-Bashir, se non avessi mantenuto il silenzio”. Subito dopo il suo ritorno nel suo paese il 17 aprile scorso, dopo un’assenza durata 10 anni, si è unito immediatamente al movimento rivoluzionario e, insieme a un’équipe di avvocati, ha intrapreso un procedimento penale contro il presidente Omar al-Bashir e tutti coloro che furono coinvolti nel rovesciamento del governo democratico nel 1989.Hassanein supporta la decisione del tribunale penale internazionale di arrestare il presidente Omar al-Bashir con l’accusa di aver commesso crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità. Egli ha rilasciato la sua ultima dichiarazione martedì scorso assicurando l’adempimento delle richieste della rivoluzione popolare sudanese, con la rimozione totale del regime e la liquidazione di tutte le sue istituzioni, oltre alla condanna dei suoi rappresentanti per tutti i crimini commessi.

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