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Algeria: riluttanti alla leva

El Watan dz (14/09/2012). Forte di un tasso di disoccupazione nel paese del 10% secondo le stime ufficiali, superiore al 20% secondo quelle più verosimili, l’esercito algerino va a caccia di giovani leve. Sempre più ragazzi tuttavia, soprattutto tra i laureati, si mostrano piuttosto restii a trascorrere 18 mesi in caserma. Ecco dunque che, nell’impossibilità di optare per l’obiezione di coscienza, si escogita ogni tipo di stratagemmi per sfuggire all’infausto destino. “Non voglio fregarmi tutta la giornata a un posto do blocco”, esclama Redha, 26enne specializzato in informatica, e ome lui molti altri rischiano di essere convocati dal tribunale militare. Abdenour ad esempio, convocato per la prima volta quando ancora studiava all’università e nuovamente “visitato” da due gendarmi nel 2008, poco dopo che aveva trovato un lavoro adatto a lui. Alla seconda convocazione non ha risposto e per l’amministrazione è un “insubordinato” (renitente alla leva). Altri invece tentano la strada dell’esenzione: gravi condizioni di salute, sostegno alla famiglia, e chi può permetterselo paga l’iscrizione in una qualsiasi scuola privata. Più rari i casi di chi si consegna e si fa rispedire in caserma in consegna. Piccoli obiettori di coscienza (forse) cresceranno.