Courrier International (08/07/2014). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo.
L’adesione dell’Algeria alla parata del 14 luglio a Parigi per commemorare le vittime della Grande Guerra ha suscitato polemiche sia negli ambienti della destra nazionalista francese che tra politici e intellettuali algerini.
“L’Algeria parteciperà nella stessa forma e alle stesse condizioni degli altri 80 Paesi i cui cittadini sono morti nei campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale”, ha annunciato domenica il ministro degli Esteri algerino Ramtane Lamamra accettando l’invito francese: “Il popolo algerino porta il peso di tutta la sua storia e onora i propri contributi alla libertà nel mondo”. Sulla stessa linea il suo omologo francese Laurent Fabius, che ha sottolineato che le commemorazioni del 14 luglio riguardano tutti i sacrifici compiuti durante la Grande Guerra. Diversa la posizione di un collettivo costituito ad hoc, chiamato “No alla parata delle truppe algerine il 14 luglio 2014”, che conta al suo interno alcuni esponenti del Fronte Nazionale. Ugualmente contraria all’adesione dell’Algeria, ma da tutt’altra prospettiva, l’Organizzazione Nazionale dei Moudjahidine algerina (ONM), rappresentata dal ministro dei moudjahidine che ha evitato di rilasciare commenti in merito.
Nel suo editoriale sul quotidiano algerino di lingua francese El Watan (“C’est Fanon qu’on assassine”), Adlène Meddi ha definito l’invito di Parigi il sintomo di una “lettura sequenziale” del proprio passato di potenza coloniale. I sacrifici dei popoli del Magreb durante la Prima Guerra Mondiale devono essere contestualizzati all’interno dello scontro durato più di un secolo tra le istanze di emancipazione dei popoli e la ragion di stato colonialista. Che senso ha, si chiede Meddi, “commemorare la sequenza della Grande Guerra o la partecipazione forzata degli algerini alla Seconda Guerra Mondiale omettendo il rifiuto coloniale di riconoscere dignità agli algerini, ridotti a carne da cannone dell’impero morente?”. Algeri avrebbe potuto condizionare l’accettazione dell’invito francese alla parata all’avvio di una “riflessione seria” da parte di Parigi sulla contraddizione tra “l’universalismo repubblicano e la disumana ingiustizia coloniale”.
Invece, le reazioni dell’estrema destra francese e degli harki (algerini che prestavano servizio nelle formazioni paramilitari del periodo coloniale), contrari alla presenza di soldati algerini alla parata, richiamano il ricordo doloroso della guerra di indipendenza. Alcuni vecchi militari algerini, osserva Meddi, affrontano la questione “in maniera affettiva”, mentre anziani militanti colgono l’occasione per rilanciare il dibattito sul pentimento e la criminalizzazione del colonialismo. Altro che celebrazione dell’impegno dell’Algeria per la libertà nel mondo.
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