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Algeria: Cina vs Algeria per la responsabilità dei prodotti contraffatti

El Watan (21/05/2013). Il mercato algerino è sommerso dai prodotti contraffatti  provenienti per la maggior parte dalla Cina. Il consigliere economico dell’ambasciata cinese in Algeria, Lu Yifelg, smentisce il fatto che le autorità e le aziende cinesi possano essere responsabili di questa situazione dato che sono gli importatori a scegliere il prodotto da comprare e da proporre in seguito ai consumatori.

 La Cina è uno dei paesi che attraggono maggiormente le aziende importatrici in Algeria. La grande maggioranza dei 15000 visti rilasciati annualmente dall’ambasciata cinese sono destinati a degli importatori, ha dichiarato Lu Yifelg durante una conferenza stampa organizzata questo martedì dall’Unione generale dei commercianti e artigiani algerini (UGCAA)

Il perché di tale attrazione? Una volta sul posto, spiega il Sig. Lu, questi importatori vanno alla ricerca del prezzo più modico e non fanno caso alla conformità del prodotto acquistato. “La maggior parte dei prodotti contraffatti in Algeria sono importati da Algerini”, sottolinea il consigliere secondo il quale “anche gli importatori devono rispettare le leggi e i consumatori”.

Il consigliere assicura che la contraffazione in Cina è il prodotto dell’attività di qualche industriale e viene combattuta da un organismo creato proprio a questo scopo e gestito dal vice primo ministro.

Il flusso in entrata di prodotti cinesi spiegherebbe in parte l’aumento continuo degli scambi commerciali annuali tra i due paesi. Questi scambi sono passati da 3miliardi di dollari nel 2008 a 8 miliardi di dollari nel 2012, il che significa che ogni anno sono aumentati di un miliardo. E’ stato registrato un aumento di scambi pari a 2 miliardi solo nei primi tre mesi di quest anno.

Secondo Hadj Tahar Boulenouar portavoce dell’ UGCAA, la contraffazione genera una perdita annuale di circa 40 miliardi di dinari. “Il mercato informale mette in commercio, secondo lui, 80% di questi prodotti, da cui la necessità di sradicarlo”.

Traduzione di Chiara Cartia