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Al-Qaida inganna di nuovo l’Arabia Saudita

Proteste Arabia SauditaDi Tariq Almohayed. Asharq al-Awsat (04/03/2013). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Nei giorni scorsi l’Arabia Saudita ha assistito a una campagna di incitamento e provocazione organizzata sui social network, con il supporto dei canali satellitari vicini ai Fratelli Musulmani, che ruota intorno alla storia di un gruppo di detenuti nella città di Buraidah sospettati di essere affiliati ad Al-Qaida.

Questa campagna è organizzata e su larga scala, ha alle spalle un flusso di false richieste popolari e coinvolge ogni questione pubblica in Arabia Saudita, soprattutto dopo che le autorità hanno arrestato alcuni dei suoi principali sostenitori, comprese alcune donne. È chiaro che l’obiettivo è unire l’agenda di Al-Qaida con le questioni pubbliche, si tratta di un approccio diventato evidente, in Arabia Saudita, dallo scoppio della cosiddetta Primavera araba.

Come al solito, Al-Qaida sta interferendo legando una questione che è sostanzialmente un suo problema, vale a dire le persone detenute a Buraidah, con finte richieste popolari. Ibrahim Al-Rubaish, leader saudita di Al-Qaida e uno dei più ricercati dai servizi di sicurezza sauditi, ha rilasciato una dichiarazione dallo Yemen invitando i suoi seguaci a prendere le armi per ottenere la liberazione dei detenuti, i quali a loro volta sono chiamati a imbracciare le armi non appena liberati! Peggio ancora, Rubaish ha evidenziato la necessità di sfruttare la presunta simpatia che la questione ha suscitato nel pubblico grazie alla recente campagna di propaganda di al-Qaida.

Ci sono alcuni personaggi che cercano di sfruttare dei problemi inesistenti per guadagnare popolarità. Sennò in quale altro modo si può spiegare la presenza di richieste di riforme che riguardano la politica, l’educazione ei diritti alle donne, intrecciate con l’appello per la difesa di Al-Qaida e dei suoi detenuti che hanno tentato, e stanno cercando, di violare la sicurezza e la stabilità dell’Arabia Saudita?

Purtroppo, questa non è la prima volta che Al-Qaida inganna il popolo saudita. L’anno scorso c’era già stata una feroce campagna, portata avanti da coloro che si definivano difensori dei diritti umani, concentrata su dei detenuti che erano stati presentati come prigionieri per motivi ideologici e che poi si erano rivelati affiliati ad Al-Qaida.

Al-Qaida sta quindi sfruttando il popolo saudita per convincerlo a difendere i suoi problemi e a giustificare i suoi crimini ricorrendo a termini come: riforma, democrazia e la cosiddetta Primavera araba. Se i fautori di queste campagne sono onesti e innocenti come dicono, la domanda è: quando impareranno dai loro errori?