Al-Arabiya. (30/07/2014). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti.
Dopo che Daesh ha annunciato la fondazione del califfato con a capo Al-Baghdadi, molti analisti hanno commentato l’importanza dell’evento, affermando che il ritorno di questa istituzione è molto più rilevante di quanto si possa pensare. Altri, invece, hanno minimizzato la faccenda, sostenendo che il jihadista, fondamentalmente, non ha nessuna credibilità.
Secondo quanto riportato da Abu Mohammed al-Adanani al-Shami, il portavoce ufficiale di Daesh, Awwad Ibrahim Al-Samarrai, è stato soprannominato l'”Abu Bakr di Baghdad” per far riferimento al primo Califfo Ben Guidato. In ogni caso, Al-Baghdadi proviene dal Governatorato di Diyala, nella zona orientale dell’Iraq, ha conseguito gli studi presso l’Università di Baghdad ed è stato un discepolo del jihadista giordano Abu Musab al-Zarqawi.
La figura di al-Baghdadi, però, è emersa solo di recente. Infatti, benché ci siano molti dati sulle sue attività, come la dipendenza da Zarqawi e la guida dello “Stato Islamico dell’Iraq” dal 2010, un’organizzazione jihadista affiliata ad Al-Qaeda, la sua immagine non era conosciuta finché, all’inizio del 2014, le autorità irachene hanno diffuso una sua fotografia.
Oltre a ciò, su Baghdadi, la stampa straniera ha diffuso la notizia che il jihadista è stato detenuto in una base americana in Iraq per quattro anni ed è stato uno dei ventiseimila prigionieri del campo americano Bucca, nel Sul del Paese. Nello specifico, apparteneva al gruppo 14, ovvero, quello composto da persone considerate particolarmente fondamentaliste e pericolose.
Parallelamente agli alti e bassi nell’ascesa di Baghdadi, anche Daesh ha avuto una storia di alterni successi. Infatti, quando è stato fondato il 15 ottobre del 2006, rappresentava un sistema unico nel suo genere in Iraq. Nel 2007, però, è capitolato per ritornare con forza nel 2013 e nel 2014. Per quanto riguarda la Siria, invece, Daesh è entrato ufficialmente nella rivoluzione del Paese il 10 aprile del 2012 e nel tempo è arrivato ad assorbire il 70% dei combattenti siriani fedeli al Fronte Al-Nusra, raggiungendo un totale di circa dodicimila jihadisti.
Inoltre, nonostante nel 2010 Abu Bakr Al-Baghdadi abbia giurato fedeltà all’ex leader di Al-Qaeda, Osama Bin Laden, il 12 maggio scorso, Daesh ha rotto ogni relazione con Al-Qaeda, chiedendo ad al-Zawahiri, l’attuale leader, di riconoscere l’organizzazione come un emirato o uno Stato, scatenando forti critiche da parte degli ufficiali di Al-Qaeda.
L’annuncio del califfato, quindi, è una tappa importante sul cammino di Daesh. Di quest’opinione è Charles Lester, visiting professor della Brookings Institution di Doha, convinto che quest’evento obbligherà le associazioni jihadiste indipendenti e quelle appartenenti ad Al-Qaeda di scegliere se sostenere Daesh od opporvisi.
Da parte sua, invece, il professore di scienze politiche emiratino Abdul Khaleq Abdullah, pur credendo che Al-Baghdadi e Daesh non possiedono una briciola di credibilità o di capacità nella gestione di uno Stato, ha affermato che la proclamazione del califfato, forse, è il più importante sviluppo del jihadismo internazionale dall’11 settembre 2001.
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