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Abdel Fattah El Sisi: un anno dopo

Abdel Fattah El Sisi
Abdel Fattah El Sisi

Di Gamal Essam El-Din. Al-Ahram Weekly (30/04/2015). Traduzione e sintesi a cura di Ismahan Hassen.

Lo scorso anno, quando Abdel Fattah El Sisi ha sbaragliato le urne, molti hanno sperato che la sua schiacciante vittoria elettorale sarebbe stata rapidamente seguita dalle elezioni parlamentari e da una vera transizione politica verso la democrazia. A quasi un anno di distanza, non solo queste speranze sono state disattese, ma ad oggi la maggior parte degli egiziani dubita che queste elezioni saranno fissate in breve tempo.

Sebbene  il comitato incaricato di modificare la legge elettorale per le varie circoscrizioni abbia annunciato di aver completato il suo lavoro lo scorso lunedì, con la redazione di una bozza di legge semi-definitiva, proprio il fatto che questo progetto non sia ancora definitivamente concluso, fa sì che molti osservatori politici egiziani non riescano ancora a tirare un respiro di sollievo.

“Nonostante l’Egitto abbia bisogno di avere un parlamento in grado di legiferare e di supervisionare efficacemente l’operato del governo, senza il passaggio della legge elettorale al Dipartimento del Consiglio di Stato delle fatwa per le revisioni necessarie, le elezioni parlamentari non potranno svolgersi, questo anche in vista dell’arrivo del mese sacro di Ramadan”.

Con queste parole, in occasione del suo discorso nella giornata della Festa dei lavoratori, il presidente El Sisi ha così escluso ogni possibilità di poter dar vita al nuovo parlamento egiziano prima del prossimo autunno. Le dichiarazioni di El Sisi, hanno prontamente suscitato immediate polemiche da parte dei mass media egiziani e dei partiti d’opposizione. Abdel-Ghaffar Shukr, leader del partito popular-socialista, ha subito fatto notare come questo deliberato spreco di tempo sia sintomatico di una cattiva gestione dell’agenda politica del presidente, suscitando seri dubbi circa le intenzioni politiche di El Sisi. Shukr ritiene infatti che la battaglia politica ingaggiata contro i Fratelli musulmani, sia stato uno dei maggiori fattori ad aver distolto l’attenzione dell’ agenda politica di El Sisi dall’urgenza di altre questioni in questo suo primo anno di governo.

La mancata elezione del parlamento infatti, benché attesa da tempo di Egitto, non è l’unica ragione per cui l’opposizione e media locali stanno criticando El Sisi. Altro spunto di critica, è rappresentato infatti dall’ondata di tragici incidenti e di continui attacchi terroristici che si sono manifestati in Egitto nel corso dell’ultimo anno, e che hanno messo certamente in discussione l’efficacia della strategia politica presidenziale agli occhi della popolazione egiziana. Oltre a ciò, numerosi sono stati i mass media e gli ambienti politici che non hanno mancato di sottolineare come anche dal punto di vista del rispetto dei diritti umani, l’Egitto, da un anno a questa parte, non abbia registrato alcun significativo miglioramento.

Sebbene alle voci dei detrattori, si sia sovrapposta anche quella di chi parla di una certa “arbitrarietà di giudizio” da parte delle forze liberali e di quelle socialiste in merito all’operato di EL Sisi, la vera e propria difesa della politica presidenziale egiziana di quest’ultimo anno, arriva dalla voce stessa del presidente. Nel suo discorso dello scorso lunedì infatti,  El Sisi ha chiaramente dichiarato che l’obiettivo primario della politica attuata in questo suo primo anno da presidente, è stato quello di aiutare l’Egitto a rimettersi in piedi, dopo quattro anni di drammatici sconvolgimenti politici ed economici. El Sisi ha ricordato così agli egiziani di aver chiesto loro due anni per far divenire l’Egitto uno Stato d’istituzioni forti. Il presidente ha così pregato il popolo di essere paziente e di dare al governo il tempo necessario per poter mostrare i risultati per cui sta lavorando.

Gamal Essam El-Din collabora con il quotidiano d’informazione online in lingua inglese Al-Ahram Weekly.

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Roberta Papaleo

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  • El Sisi, non e’ e non sara’ DIO. La democrazia FINALMENTE non si esporta, forse lo ha capito anche quell’imbecille di George Bush. Anche la storia di Italia e’ costellata, come in ogni paese AL MONDO, da tanti MORTI sacrificatisi per ideali, come la LIBERTA, e’ una CRESCITA DURA, DURISSIMA, scritta anche ed inevitabilmente con il sangue, NON LO DICO IO PICCOLO UOMO DELLA STRADA, lo dice la STORIA dell’uomo nel MONDO. Coraggio andate avanti, LARGO AI GIOVANI, LARGO ALLE DONNE. AUGURI