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“L’invenzione della vita” di Karine Tuil

Karine Tuil
Karine Tuil

karine tuil copertina“L’invenzione della vita” è l’ultima fatica letteraria della scrittrice francese Karine Tuil, pubblicata in Italia da Frassinelli.

È la storia di Sam Tahar, brillante avvocato francese trasferitosi a New York dove è riuscito a diventare un principe del foro e a sposare una donna ricchissima ed appartenente ad una delle famiglie ebree più potenti d’America. A New York, Sam ha raggiunto l’apice del successo, ha tutto quello che un uomo può desiderare dalla vita: soldi, potere, donne, prestigio sociale.

Tutto tranne la sua vera identità.

Infatti la sua vita è tutta costruita sulla menzogna, quella grande bugia che gli ha fatto rinnegare le sue origini arabe e musulmane in nome dell’affermazione sociale e dell’avidità di successo.

In realtà Sam si chiama Samir ed appartiene ad una famiglia araba di modeste origini. La madre vive in un palazzone degradato della banlieu parigina ed è lì che Samir ha vissuto la sua esistenza prima di fare il salto nel buio, rinnegando la propria identità, pur di avere un lavoro e coronare la sua brillante carriera scolastica.

Ma la menzogna della negazione delle proprie origini viene aggravata anche dalla usurpazione dell’identità del suo amico fraterno Samuel, di origini ebree e innamorato di Nina, donna che Samir conquisterà in un momento di fragilità dell’amico. Una menzogna nata sul tradimento.

Purtroppo, però, la sfavillante vita di Sam verrà travolta dallo tsunami delle accuse di complicità in terrorismo che il governo statunitense gli rivolgerà a causa dei suoi rapporti con il fratellastro François Jamal, convertitosi all’Islam radicale e catturato in Afghanistan mentre si preparava al jihad.

La vita di Samir non sarà più la stessa, così come diverse saranno le vite di Samuel e di Nina, che ciascuno per la propria parte resteranno comunque legati all’amico di un tempo.

Il romanzo della Tuil, sebbene concentrato sugli aspetti legati alle ossessioni tipiche della società capitalista, dove pur di arrivare al successo si è disposti addirittura a rinnegare la propria identità e a rubare quella altrui, ci pone anche di fronte al fenomeno dei foreign fighters, delle conversioni radicali all’Islam jihadista, contrapponendo questo aspetto di esaltazione della religione islamica alla scelta, altrettanto radicale, del protagonista Samir che si vergogna della propria origine araba, si vergogna della sua religione e della sua famiglia musulmana, considerati ostacolo nella sua corsa verso il successo.

Un romanzo che pone interrogativi anche sul tema della reale integrazione nel contesto europeo, dove chi non vanta un “pedigree” da vecchio continente fatica ad affermarsi, pur avendo le carte in regola per farlo.