Di Abd al-Sattar Qasim. Al-Jazeera (27/12/2015). Traduzione e sintesi di Annamaria Bertani.
Molti accademici si occupano della questione della fuga dei cervelli dai paesi arabi e generalmente si concentrano sui fattori politici come causa principale, riferendosi in particolare all’oppressione dei regimi e alle misure repressive adottate da questi contro gli intellettuali.
Per questi regimi è importante che gli accademici e gli scienziati non si sentano protetti e che decidano quindi di lasciare la loro patria per raggiungere i paesi occidentali che offrono loro la possibilità di avere una vita sicura e tranquilla. Senza dubbio vi sono molti fattori che spingono i cervelli arabi all’estero, fra questi la struttura sociale araba, alcuni fattori religiosi e la situazione economica. Ci sono anche fattori di attrazione, in primis la relativa prosperità economica di cui godono molti occidentali e il liberalismo che caratterizza le loro società. Ma un fattore importante trascurato dagli accademici è la repressione degli intellettuali da parte di altri intellettuali. Gli accademici che parlano con avversione della fuga dei cervelli molte volte contribuiscono in maniera diretta ad aumentare la gravità del fenomeno.
L’ambiente sociale, politico ed economico stabilisce la cultura di una persona, il suo comportamento. Tutti i pensatori e i filosofi della storia furono influenzati dal loro ambiente, dalla cultura del loro popolo e dalla sua struttura sociale e l’arabo non è diverso da loro. La struttura sociale araba è integralista, intollerante ed escludente e antepone gli interessi della tribù o del partito all’interesse pubblico.
Molti intellettuali arabi controllano le ONG nei loro paesi poiché i finanziatori, nella maggior parte dei casi occidentali, mettono a loro disposizione denaro in cambio di una gestione in linea con le loro politiche. Molti intellettuali hanno accettato questo compito per varie ragioni, fra cui incentivi finanziari, mentre altri gestiscono siti internet di governi o partiti stabilendo cosa mostrare e cosa no. Ogni parte impedisce la diffusione delle opinioni altrui allo scopo di far prevalere la propria in base a motivazioni private che ledono l’interesse del paese. Questo lo vediamo sugli schermi delle TV arabe che adottano solo la visione del governo, dove sebbene vi siano ospiti con opinioni diverse, il presentatore fa in modo che non possano chiaramente esprimere la propria opinione al pubblico. Questa politica di soppressione è ripugnante e vergognosa e purtroppo gli intellettuali ne sono strumenti e la praticano contro i loro colleghi.
Vi sono molti intellettuali che credono nella democrazia nonostante l’impasse politico che stanno vivendo i loro paesi e non vedono nessuna colpa nel promuoverla, sapendo che in realtà sono le persone meno democratiche quando si tratta di reclutare lavoratori. Accettano infatti solamente le ricerche che indicano la democrazia come il miglior sistema politico possibile. Per esperienza posso dire che uno può scrivere un articolo molto accurato, ma questo non verrà pubblicato solamente perché un punto non concorda con l’opinione del proprietario del sito o dell’organizzazione.
In conclusione possiamo dire che gli intellettuali senza principi e che bramano il denaro sono pronti a sottomettere altri intellettuali, costituendo un forte impulso alla fuga di cervelli.
I regimi arabi non sono gli unici responsabili del problema, lo sono allo stesso modo quei proprietari di tali cervelli che lavorano sempre per reprimere ed espellere loro colleghi e questa è una questione che va affrontata.
Abd al-Sattar Qasim è uno scrittore e un accademico palestinese.
I punti di vista e le opinioni espressi in questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente il punto di vista di Arabpress.eu
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