Di Majid Rafizadeh. Al-Arabiya (16/12/2014). Traduzione e sintesi di Mariacarmela Minniti.
Nel 2014 i negoziati sul programma nucleare hanno rappresentato una delle questioni più controverse per la politica interna ed estera dell’Iran, tra progressi e battute d’arresto sia per la Repubblica Islamica che per le sei potenze note come P5+1 (Cina, Francia, Germania, Russia, Regno Unito e Stati Uniti).
All’inizio dell’anno, l’Iran e il gruppo P5+1 hanno cominciato ad attuare il Piano di Azione congiunto, proposto dal ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif. Parallelamente ai negoziati, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha avviato frequenti ispezioni e il monitoraggio del programma nucleare iraniano al fine di assicurarsi che Teheran rispetti l’accordo quadro dell’11 novembre.
Il primo rapporto dell’AIEA ha rivelato che l’Iran stava rispettando alcune clausole dell’accordo provvisorio: ha smesso di arricchire l’uranio al 20%, ha fermato le principali attività del reattore ad acqua pesante e plutonio di Arak e ha convertito il suo uranio altamente arricchito. In cambio, gli Stati Uniti e l’UE hanno iniziato a sospendere alcune sanzioni economiche imposte in passato.
Ad agosto l’Iran non è riuscito a rispettare gli obblighi dell’accordo provvisorio. Così, incapaci di colmare i divari, le sei potenze mondiali e la Repubblica Islamica non hanno potuto raggiungere un accordo completo. Tuttavia, entrambe le parti hanno convenuto di estendere le trattative sul nucleare di ulteriori quattro mesi. Il 24 novembre, per la seconda volta, il gruppo P5+1 e l’Iran non sono riusciti a raggiungere un accordo finale sul nucleare. Il segretario di Stato Kerry ha proposto una proroga di sette mesi, ben accolta da Zarif, ma non è stato presentato nessun programma per superare i principali ostacoli e colmare i divari per la successiva tornata negoziale.
Sebbene il Presidente Rohani e la sua squadra di tecnocrati abbiano ottenuto qualche progresso diplomatico rispetto ai negoziati sul programma nucleare e ricevuto un limitato alleggerimento delle sanzioni, la sua amministrazione ha dovuto affrontare una serie di critiche da parte di media e prominenti personalità intransigenti. Tuttavia, il Presidente Rohani, la cui politica punta a mantenere l’equilibrio e placare sia gli intransigenti che i moderati, gode ancora della benedizione della Guida Suprema Ali Khamenei per proseguire i negoziati sul programma nucleare.
La proroga di sette mesi non ha delineato un quadro per affrontare adeguatamente le differenze fra le politiche dell’Iran in merito al suo programma nucleare e quelle delle sei potenze mondiali. In particolare, i principali ostacoli riguardano: le fasi di rimozione delle sanzioni, le informazioni sui detonatori e le dimensioni militari del programma nucleare, la “soglia nucleare” (ovvero la capacità di Teheran di sviluppare un’arma all’uranio), il termine per l’attuazione dell’accordo finale e la rimozione di tutte le sanzioni, nonché il numero di centrifughe che l’Iran può mantenere.
Malgrado alcuni progressi diplomatici e il limitato alleviamento delle sanzioni, le differenze tra le sei potenze mondiali e l’Iran rimangono piuttosto significative. Inoltre, la proroga dei negoziati sul nucleare continua a far aumentare le critiche nei confronti di Rohani soprattutto da parte della cerchia degli intransigenti all’interno dello spettro politico iraniano.
Majid Rafizadeh è uno specialista della politica estera statunitense e presidente dell’International American Council.