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In Yemen non vengono pubblicati giornali né riviste da due anni

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Di Ahmed Aghbari. Al-Quds al-Arabi (12/09/2016). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini.

Per il secondo anno consecutivo, lo Yemen rimane senza giornali e riviste. Una volta, uscivano regolarmente più di cento pubblicazioni giornalistiche ed erano distribuite altrettante edizioni di giornali arabi e internazionali. Adesso ne vengono pubblicate molto poche e nessun giornale arabo entra nel paese.

Anche la pubblicazione di libri è rallentata in maniera consistente. L’unica casa editrice che aveva prosperato grazie alla pubblicazione di libri creativi nelle ultime due decadi, la Ebbadi, ha smesso di pubblicare dopo lo scoppio della guerra di marzo 2015. Nabil Ebbadi, il direttore, ha dichiarato: “Non pubblicheremo nessun libro perché la situazione del Paese ci rende incapaci di fronteggiarne le conseguenze”.

Gli ultimi due anni, quindi, sono stati i peggiori della storia degli scrittori yemeniti, paragonati ai dieci anni che li hanno preceduti. Adesso vengono pubblicati esclusivamente fuori dal paese, sotto l’etichetta di pubblicazioni arabe, come nel caso l’ultimo romanzo dello scrittore ‘Umran al-Gharbi “Lo spettacolo della morte”. Allo stesso modo sono state fermate tutte le pubblicazioni di libri delle università, associazioni, organizzazioni civili e centri di ricerca.

A livello giornalistico hanno smesso di essere stampate tutte le pubblicazioni governative, dei partiti e nazionali, così come è ferma la distribuzione di giornali esteri. Vengono pubblicate solo alcune edizioni locali in mano alle autorità. Per questo i lettori yemeniti non hanno più nessun legame con il giornalismo, eccetto che per il loro rapporto (inaffidabile) con i giornali online locali, la maggior parte dei quali si basa su pettegolezzi e fughe di notizie sulla politica che hanno come scopo quello di attirare il lettore o prestare servizio a una particolare fazione politica. Lo svantaggio per il lettore è la mancanza di impegno neutrale e la divisione tra le fazioni del conflitto, che in alcuni casi si fa estrema.

Paragonando il panorama del giornalismo prima della guerra con quello successivo, troviamo una grossa differenza, in particolare riguardo il deterioramento della libertà di espressione, il cui margine si è ristretto notevolmente. Molti scrittori e giornalisti sono stati arrestati, mentre un altro grande numero è stato minacciato e altri ancora sono emigrati.

Come conseguenza sono diminuite le attività di stampa e le loro entrate. Le attività delle librerie, dei chioschi e dei venditori ambulanti, le cui entrate dipendevano dalla vendita di giornali, riviste e libri, sono diminuite drasticamente. Prima ancora erano diminuiti i guadagni dei giornalisti e degli scrittori, facendo aumentare la povertà di questi professionisti. Questa situazione ha causato anche l’interruzione delle attività di tutte le agenzie che lavoravano nella distribuzione, le cui attività dipendevano da giornali e libri stranieri. Le poche che ancora restavano sono state costrette a distribuire vecchie edizioni di libri e riviste, vendendole a prezzi stracciati.

Ahmed Aghbari è un giornalista yemenita che lavora come reporter per un agenzia di stampa yemenita e per Dubai Althaqafiah.

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