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Yemen: l’equazione di Rawan

Il dibattito sulle spose bambine in Yemen ridotto a battibecco mediatico.

Articolo di Carlotta Caldonazzo.

All’inizio di settembre la notizia della morte di Rawan, sposa bambina yemenita del governatorato di Hajja, ha suscitato rabbia e ansia di soluzioni rapide e definitive. In Yemen, come in Arabia Saudita, la piaga sociale dei matrimoni combinati tra bambinrayograme e uomini adulti, che il più delle volte finiscono la prima notte di nozze con la morte della sposa per emorragia interna, viene costantemente monitorata dalle associazioni per i diritti umani e per i diritti della donna, ma il dibattito politico istituzionale lascia piuttosto a desiderare.

I successivi sviluppi del caso di Rawan rischiano tuttavia di deviare l’attenzione dalla critica sociale alla meccanica quantistica. Dopo che le autorità yemenite avevano smentito la notizia della sua morte, con conseguenti accuse di tentare di insabbiare la questione, quanche giorno fa la bambina è stata intervistata, viva, dal quotidiano emiratese di lingua inglese Gulf News. Il padre ha spiegato che la notizia era una pura invenzione di “persone ingannate da satana” e che la figlia non era neppure sposata. Un fatto che ha indotto diversi osservatori ad affermare che quella non era la vera Rawan.

Una versione yemenita del paradosso del gatto di Schroedinger. Niente sostanze radioattive, niente scatole né contatori Geiger. Bastano una bambina di otto anni, un governatorato qualsiasi, un matrimonio (che come scatola funziona abbastanza bene) e un marito quarantenne (senza offesa, un riferimento alla radioattività non è del tutto fuori luogo). Finché non arriva un osservatore ad attestare la sopravvivenza o meno della sposa alla prima notte di nozze la funzione d’onda non collassa. L’episodio è stato effettivamente accertato, la morte di Rawan (un fatto reale, a differenza di quella virtuale del gatto) ha scatenato il giusto sdegno delle organizzazioni per i diritti umani. Tuttavia a far propendere per l’interpretazione a molti mondi del fisico e matematico Hugh Everett ci ha pensato, a distanza di giorni, il quotidiano Gulf News con l’intervista alla bambina e al padre. Tutto torna, la realtà fenomenica si dipana in una qantità indefinita di mondi paralleli, un multiverso in cui una stessa persona può finire drammaticamente sepolta e continuare ad arrampicarsi sulla muraglia dell’esistenza. Non esiste una misurazione esterna che faccia collassare la funzione d’onda, sosteneva Everett, ma solo un’osservazione relativa di uno degli sviluppi empirici possibili per un certo stato di cose. Altro che “persone ingannate da satana”, come vorrebbe il padre di Rawan, basta la meccanica quantistica a spiegare la vicenda. Ma non a debellare un fenomeno ripugnante per il mondo globalizzato del terzo millennio.