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Yemen: il conflitto che tutti vogliono dimenticare

Yemen

Di Afrah Nasser. Middle East Eye (25/11/2015). Traduzione e sintesi di Ismahan Hassen.

A nove mesi dall’inizio della guerra in Yemen, il conflitto non solo continua a ridurre a brandelli il paese, ma anche a porre la maggioranza della popolazione in miseria. Mentre il ritorno del presidente Hadi e del suo primo ministro ad Aden dà l’illusione di un’imminente fine del conflitto su più fronti, la sofferenza del popolo yemenita continua ad essere tanta e a restare incompresa.

Il costo umano della guerra finora è stato immenso e ha inflitto orrende atrocità in tutto il paese. Il conflitto ha provocato oltre 32.000 vittime, con 5.700 persone uccise, tra cui 830 donne e bambini, insieme ad un registrato aumento delle violazioni dei diritti umani, stando all’ultimo rapporto delle Nazioni Unite.

In un paese come lo Yemen che importa il 90% del suo cibo, carburante, medicinali e altri beni vitali da fornitori esteri, il blocco di tali importazioni è stato utilizzato come arma di guerra. Non è solo il blocco navale messo in atto dalla coalizione nei principali porti dello Yemen, ha lasciato l’80% della popolazione yemenita di fronte ad un disastro umanitario, ma i sauditi hanno anche fatto in modo che perfino gli aiuti umanitari giunti nel paese, non giungessero in quelle aree sotto controllo degli Houthi. La catastrofe umanitaria così scatenata, ha poi subito un peggioramento all’inizio di questo mese, quando due cicloni si sono abbattuti sulla costa meridionale dello Yemen, uccidendo 26 persone e colpendo migliaia di famiglie.

Alla luce della gravità dei bisogni, è emerso in questi mesi un fiorente mercato nero su tutte le materie prime che scarseggiano portando i prezzi alle stelle. L’utilizzo di carri trainati da asini per il trasporto e l’utilizzo dell’energia solare per compensare la scarsità di energia elettrica, sono diventate la nuova norma in Yemen, dove le persone sono intrappolate in un escalation del conflitto e la sperimentazione di metodi alternativi di sopravvivenza.

Detto questo, ci si aspetterebbe il mondo e la comunità internazionale si mobiliti per aiutare gli yemeniti nel loro calvario, ma le loro grida sembrano invece cadere nel vuoto. Ci sono essenzialmente due ragioni principali dietro questa indifferenza generale. La prima, è che la copertura mediatica del conflitto è fortemente dominata dai portavoce dei due principali partiti in guerra, dando così la falsa impressione che la guerra in Yemen sia una cosa settaria e non di coinvolgimento nazionale. La seconda, è che la guerra in Yemen è diventata un business redditizio per le grandi potenze. L’Arabia Saudita, ad esempio, è il principale cliente acquirente di armi del Regno Unito, mentre soldati provenienti da diversi paesi, come la Colombia e il Sudan, hanno trovato nel reclutamento in guerra nello Yemen, opportunità economiche. Molti sembrano trarre beneficio dalla guerra nello Yemen, ed essere interessati al proseguimento di questa guerra, a scapito delle vite yemenite.

Afrah Nasser è una giornalista freelance e blogger. Dal 2010 si occupa di violazioni dei diritti umani, di politica dello Yemen e di donne.

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