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Washington preparerà i siriani a combattere

Di Abdulrahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (15/12/2014). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo.

Nel corso di un’udienza del Congresso americano sulla Siria e la guerra a Daish (conosciuto in occidente come ISIS), alcuni membri si sono mostrati stupiti quando hanno saputo che il programma di formazione militare del governo americano per l’opposizione siriana inizierà la prossima primavera e finirà nella primavera del 2016. “Che cosa dovremmo fare fino a quel momento? Bombardare obiettivi marginali mentre il programma di formazione va avanti?”, hanno domandato.

Il numero dei membri dell’Esercito Siriano Libero (ESL) a cui sarà offerta la formazione è così esiguo che non supera un quarto dei combattenti terroristi di Daish, né un ottavo delle forze di Assad. Cinquemila combattenti dovrebbero trascorrere un anno nei campi americani di formazione e probabilmente passeranno due anni prima che uno di loro possa sparare sul campo di battaglia. Anche quando diventeranno soldati formati, cosa faranno davanti agli aerei che lanciano barili esplosivi o alle pistole che sparano da lontano? Niente, perché non hanno le armi difensive adatte.

Nonostante questo, i siriani continueranno a resistere, formati o meno, armati o non, perché la guerra non è una questione di scelta e non può essere messa in attesa mentre si aspetta una soluzione politica o si completa il programma di formazione militare. Ci sono nove milioni di sfollati Siriani dentro e fuori la Siria e non possono accettare di ricevere semplicemente pane e coperte e di continuare a dormire all’aperto ogni inverno. È per questo che la guerra continua.

Molti siriani stanno combattendo vestiti di stracci con delle armi semplici. Anche coloro che si sono stancati di tutto questo non possono andare a casa se non con la forza. Il regime di Assad, infatti, li vede come potenziali nemici e non permette loro di tornare a casa, per paura che si uniscano all’opposizione. La guerra non si fermerà prima di vedere la fine del regime, attraverso i combattimenti o attraverso una soluzione politica.

Sappiamo tutti che se l’opposizione moderata avesse avuto delle armi avanzate, il regime non sarebbe sopravvissuto e le perdite degli alleati del regime avrebbero superato la loro capacità di continuare questo bagno di sangue fino ad oggi. È per questo che noi chiediamo ai mediatori internazionali ed ai delegati occidentali di comprendere la nuova realtà sul terreno, una realtà che non ha nulla a che fare con le soluzioni teoriche che tirano fuori ogni volta in una lingua diversa.

Abdulrahman al-Rashed ex caporedattore di Asharq al-Awsat, è il direttore generale di Al-Arabiya.

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