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Voci e vocalità del Mare Nostrum: Thoni Sorano

istanbul yalin Carissime amiche e amici, buon 1 maggio a tutti! Non mi stanco mai di ripetere che il Mare Nostrum, abbracciando quello che comunemente viene chiamato mondo arabo, le sponde balcaniche come quelle medio-orientali, quelle occidentali come quelle maghrebine, ebraiche…è una miniera infinita di culture, tradizioni, identità inconfondibili. “Inconfondibili” anche nel senso che loro, cioè i portatori delle proprie identità, non si vogliono confondere e, giustamente, se dò dell’arabo ad un turco o ad un persiano, non ne sono contenti, tanto per usare un eufemismo. Del resto, se ad esempio dessi del polacco ad un francese, o viceversa, sarebbe la stessa cosa, no?

Eppure, nel mare magnum di tali e tante identità, capita di trovare tratti comuni, che ci fanno capire quanto dei fili continui ed invisibili tessano una trama finissima tra un punto e l’altro di questo grande bacino e tra le sue genti. Sappiamo bene che la Sicilia, nel Medio Evo, fu invasa da popolazioni arabofone e, nel tempo, ne accolse e ne assimilò diversi caratteri. A livello linguistico quanto dobbiamo, agli Arabi? Molto, sicuramente. Ma un altro elemento che ci accomuna è una certa vocalità tesa, di gola e che, al di là dell’isola sicula, ritroviamo anche in altre zone del Sud Italia.
Quando ho sentito la voce di Thoni Sorano, artista siciliano, ho avuto l’impressione nettissima di ascoltare una voce sgorgare dal profondo del Mediterraneo e ho pensato che una voce così potesse far incontrare sponde distanti tra loro. Infatti… tratti arabi, azeri, turchi, siculi ed altro, si ritrovano nella sua voce e nella sua attività musicale. L’ho contattato per conoscerlo meglio, ed ecco l’intervista che abbiamo realizzato per Arabpress.

C.: Thoni, tu hai una voce ed una vocalità particolare. So che ti occupi di musica del Mediterraneo e sappiamo bene che si tratta di un mondo tanto vasto quanto variegato e complesso. A quali tradizioni fai riferimento, in particolare, nella tua attività di musicista?
T.: L’ambiente musicale su cui mi sono formato è quello turco; è quello a cui mi sono avvicinato per primo e quello su cui ho avuto una formazione più accademica. Di fatto poi la cultura ottomana ha fatto un po’ da passepartout per il Medioriente e la musica persiana a cui mi sono dedicato nel 2007. Sempre tramite la turcofonia ho lavorato col Maestro Fakhraddin Gafarov, virtuoso del tar, che mi ha introdotto nell’appassionate mondo della musica Azera. Con questo bagaglio di esperienze ho rielaborato infine la tradizione musicale della mia terra di nascita, la Sicilia.
Nei primi anni di formazione ho sperimentato varie versioni della tradizione musicale mediterranea ma alla fine ho scelto dei confini più precisi; ho sentito la necessità di specializzarmi.

C.: Quando ho sentito la tua voce in azione, ho pensato che è la voce del Mediterraneo. Parlaci dei punti in comune tra le vocalità delle due sponde del Mare Nostrum.
T.: La mia guida per connettere i vari mondi del Mare Nostrum, o del Mar Bianco, come lo chiamano gli Arabi ed i Turchi, è stata inizialmente quella di Predrag Matvejevic che nel suo saggio “Mediterraneo” mi ha suggerito degli spunti interessanti per avere una visione d’insieme.
Riguardo la mia vocalità è stato cruciale lo studio e l’incontro con un buon insegnante che mi ha incoraggiato ad intraprendere lo studio del repertorio orientale che, a suo dire, era particolarmente adatto alla mia vocalità.
Ritengo che, sulla nostra cultura di mediterranei, si siano depositati così tanti strati di decadenza nella trasmissione delle tradizioni antiche che lo studio sia diventato necessario per ritrovare dei codici sepolti nel nostro DNA, nel nostro spirito, che non riusciamo più ad attivare.
A me sembra che nel Mediterraneo non vi siano sponde settentrionali o meridionali che differiscano in modo significativo; si possono trovare inaspettate consonanze fra città diverse come Barcellona, Venezia, Trieste o Alessandria.

C.: Thoni, in base alle tue competenze ed esperienze dirette nel campo della musica mediterranea, quali punti in comune puoi indicare tra gli usi della voce in alcuni generi musicali della Sicilia, ad esempio, e quelli di altre zone del mondo arabo e Mediterraneo?

T.: Ci sono sicuramente delle evidenti consonanze tra la vocalità in lingua e dialetti arabi e quella sicula; si pensi per esempio ai suoni robusti e laringali oppure ai canti di tonnara, le cialome, dove il Rais, altra parola araba, vocalizza in modo simile a certe cantillazioni coraniche. Tuttavia in Sicilia esiste la polifonia, sconosciuta o comunque non praticata nella musica araba. Il Mediterraneo nasconde veramente un campionario di varietà sorprendenti, sembra quasi che una tradizione locale faccia da eco ad un’altra, più lontana ed in apparenza aliena.
Personalmente trovo che l’approccio migliore per l’osservazione dell’ambiente musicale mediterraneo debba partire dalla sua composizione linguistica; capire quali lingue, quali dialetti si parlano è illuminante per avere uno schema chiaro. La prima lezione del mio corso sulla musica mediterranea verte proprio sulle lingue. Dallo studio dei gruppi linguistici e della storia poi si comprende molto bene come si sia diffuso un genere musicale, che relazioni si siano sviluppate tra una regione ed un’altra. L’ultimo, ed il più importante, contributo è quello degli strumenti musicali. Nel Mediterraneo esistono centinaia di variazioni su strumenti come liuti, percussioni, violini et cetera; a volte uno strumento identico è chiamato con nomi diversi a seconda del paese, altre volte strumenti assai diversi sono chiamati con nomi ambiguamente simili, insomma è veramente un cammino senza fine!

C.: Verissimo! Ed è molto interessante quanto hai detto a proposito degli aspetti linguistici connessi al canto e alla musicalità di una terra e della sua gente. Fra poco torneremo sull’argomento, se sei d’accordo, per approfondirlo. Nel frattempo vorrei anche chiederti notizie e un tuo parere sulla diffusione di certa musica. Temo che, come spesso accade, ci si trovi di fronte alla questione della divulgazione di un prodotto musicale/culturale: quanto e fino a che punto il mercato discografico consente agli artisti di mantenere l’autenticità delle musiche e delle tradizioni che presentano e quanto, invece, questa stessa autenticità deve soccombere a leggi che non coincidono con quelle artistiche?

T.: Eh sì, è un argomento molto complesso. Il mercato discografico ha creato un segmento specifico per la musica mediterranea a partire dalla fine degli anni ’80 e ha raggiunto il suo picco alla fine della prima metà degli anni ’90 per poi, lentamente, declinare. Questa diffusione, così sostenuta a livello commerciale, ha creato una grande confusione nel pubblico perché, senza adeguati supporti didattici, furono pubblicati tutti insieme, negli stessi cataloghi, lavori che differivano non solo nel genere ma anche nel livello di qualità e autenticità artistica. Il risultato è stato quindi l’ennesimo episodio di “consumo di massa”; si trattò di una delle tante mode passeggere. Fortunatamente allo stesso tempo alcune etichette, al riparo da necessità stringenti di commercializzazione, hanno curato la coerenza e il valore dei loro cataloghi, assicurando un futuro ai progetti più meritevoli.

C.: Torniamo a te e alle tue attività musicali e formative. Hai citato i corsi che tieni. Ce ne vuoi parlare più in dettaglio? Come si svolgono questi corsi, a chi sono rivolti e quali obiettivi si pongono?

T.: I miei corsi di divulgazione sono sia rivolti ad un pubblico più erudito sull’argomento ma anche, e soprattutto, a chiunque desideri decifrare questo “monolite apparente” che è la musica mediterranea ed orientale. Il mio obiettivo è rendere chiunque un ascoltatore ed un fruitore attivo, che possa acquisire le conoscenze necessarie per formarsi un gusto proprio; che impari a cercare da solo i dischi e i concerti che più gli piacciono; che mi possa dire: “Non amo molto la Nouba, sono più per il Raks sharqi” , oppure , “Amo molto la musica turca, anche quella della sponda Egea”.
Il metodo utilizzato è, come dicevo, lo studio della lingua e della geografia insieme all’ascolto guidato, incontri con musicisti e i loro strumenti tradizionali ed infine discussioni di gruppo.

C.: Thoni, c’è una domanda che vorrei farti e sono curiosissima di sentire il tuo parere a riguardo. So che nel mondo arabo c’è una concezione della voce che distingue tra una bella voce, nel senso di gradevole e ben impostata, e LA VOCE, ossia quella che, ben al di là della sua gradevolezza, sa comunicare a livello profondo e arriva a scuotere gli animi di chi ascolta. Umm Kulthum, sicuramente, era LA VOCE per antonomasia.

T.: Onestamente non conosco molto approfonditamente il dibattito sulla vocalità interno al mondo arabo; inoltre la vocalità, pur manifestando dei legami mutuati dalla letteratura musicale, varia notevolmente da paese a paese in funzione della lingua. Voglio dire che il modo di cantare di un turco, un greco ed un arabo è molto diverso perché la loro lingua è molto diversa. Per me, che sono di madrelingua italiana, l’unico modo è quello di ascoltare milioni di volte i suoni di quelle lingue e riprodurli grazie alla tecnica, capire come in quella lingua si articola un tale suono ed infine, come dicevo all’inizio, scegliere quei suoni che “mi vengono meglio”. La voce di Umm Kulthum, come hai giustamente notato, è rappresentativa di un intero genere, un’intera nazione, addirittura di uno stile di vita ma fa già parte del ‘900, di un mondo arabo che si è incontrato con l’Occidente, della musica diffusa da supporti audio. E’ un caso molto particolare.

C.: Per finire, raccontaci dei tuoi prossimi progetti e, augurandoci di averti ancora con noi per parlarci delle tue esperienze, per offrirci il tuo punto di vista su questioni musicali considerevoli e che riguardano il nostro Mediterraneo, ti salutiamo con grande stima.

T.: I miei progetti futuri saranno sicuramente influenzati dall’andamento di questa crisi economica, nella quale siamo tutti coinvolti. Lavorando quasi esclusivamente con enti pubblici, il denaro disponibile per realizzare progetti culturali è quasi estinto ed i miei progetti, coinvolgendo quasi sempre musicisti residenti all’estero, risultano in apparenza più costosi, anche se in realtà lo sono di meno. Ho scelto di non svilire la struttura dei miei progetti e di fare meno concerti senza rinunciare al giusto compenso. Puoi immaginare che sia una scelta difficile e richiederà sacrifici ma non voglio rinunciare a lavorare con i musicisti con cui collaboro.
Per il 2013 riproporrò il mio programma sulle canzoni provenienti dai paesi del Caucaso, il progetto “L’amore dall’Egeo al Caspio” che porto in giro dal 2007, al quale sono molto affezionato perché racchiude vari temi cruciali nella mia esperienza ed infine vari concerti sulla tradizione siciliana da me rivisitata.

C.: Grazie Thoni… speriamo bene! Per le nostre lettrici e lettori, ecco il link per visitare la pagina di Thoni Sorano e, sotto, alcuni link da YouTube per sentire la sua meravigliosa voce, una voce che incarna e racchiude, al di là del tempo e della geografia, il Mare Nostrum.

Ringrazio anche per la concessione delle foto presenti in questo articolo: è di Yalin Karadag quella dell’ensemble, scattata all’Istituto Italiano di Cultura ad Istanbul, mentre è di Masa Yuasa quella di Thoni da solo, scattata a Berlino.

thoni Masa Yuasa

http://www.thonisorano.com/progetti.html

About the author

Cinzia Merletti

Cinzia Merletti è musicista, didatta, saggista. Diplomata in pianoforte, laureata in DAMS, specializzata in Didattica e con un Master in Formazione musicale e dimensioni del contemporaneo. Ha scritto e pubblicato saggi sulla musica nella cultura arabo-islamica e mediterranea, anche con CD allegato, e sulla modalità. Saggi e articoli sono presenti anche su Musicheria.net. Ha all'attivo importanti collaborazioni con musicisti prestigiosi, Associazioni culturali e ONG, enti nazionali e comunali, Conservatorio di Santa Cecilia, per la realizzazione di eventi artistici, progetti formativi ed interculturali tuttora in corso.

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