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“Viviamo in un’ accesa era sociale in Egitto”


al khamissiDi Bettina Kolb. Qantara.de (25/06/13). Traduzione di Alessandra Cimarosti.

Autore di best-selling e giornalista, Khaled al-Khamissi è uno dei più acuti osservatori della società egiziana. Nei suoi romanzi Taxi e L’arca di Noé, aveva predetto la caduta del regime di Mubarak. Bettina Kold ha parlato con lui della rivoluzione che è lontana dall’essere finita.

I: Nel tuo romanzo L’arca di Noè, pubblicato in Egitto nel 2009, hai parlato degli egiziani che vogliono lasciare il proprio paese. È stato scritto ovviamente prima della rivoluzione. Qual era la tua intenzione?

Khaled al-Khamissi: Volevo esprimere la fine di un regime, la fine di una’ era in Egitto. Sentivamo il puzzo di un corpo morto ed era orribile. L’arca di Noè è ambientato in un momento in cui c’è stata un’ondata che ha distrutto le fondamenta dell’Egitto. Volevo descrivere questa distruzione.

Quando ho scritto il libro tra il 2006 e il 2008, regnava il caos e la tempesta era così forte che avevamo tutti quanti perso il senso dell’orientamento. Eravamo come uccelli che cercano di volare in una direzione, mentre la tempesta li spinge verso un’altra parte. Lasciare l’Egitto in L’arca di Noè era un simbolo per dimostrare che non si era più capaci di continuare come prima.

Il romanzo è un dialogo tra il narratore e i personaggi, un misto tra finzione ed eventi politici reali. È un circolo, un romanzo con una struttura rotonda; ogni personaggio sta descrivendo in modo semplice quanto vuole lasciare il proprio paese, quanto lo vuole e perché. Ma ad un secondo livello, scoprono il caos delle loro menti. Il terzo livello invece, riguarda un corpo morto.

I: Quale è stata la reazione egiziana al romanzo?

Khaled al-Khamissi: E’ diventato immediatamente un best-seller, il libro più venduto del 2009.

I: Hai avuto problemi con il regime?

Khaled al-Khamissi: Il regime era già morto. Come si possono avere problemi con un regime che è già sepolto sottoterra?

I: Al giorno d’oggi, artisti e giornalisti sono sotto attacco per i commenti anti-islamisti o per gli insulti al presidente, questo rappresenta la fine della libertà di espressione?

Khaled al-Khamissi: Quando vivi nel caos – e noi continuiamo a farlo – puoi avere il problema della libertà di espressione e allo stesso tempo hai la libertà d’espressione nella misura della follia. Noi non abbiamo né la stabilità, né un sistema. Si, abbiamo problemi con la libertà d’espressione, ma ogni giorno le persone dicono cose sul presidente che dubito che Angela Merkel potrebbe affrontare.

Il problema è con i media. Hanno creato confusione riguardo ad una rivoluzione iniziata nel 2011 e finita nel 2011. Hanno dato origine all’idea del “prima della rivoluzione” e del “dopo la rivoluzione”. Questo è semplicemente non vero, perché in Egitto e in altri paesi del mondo, c’è stato un processo rivoluzionario iniziato anni fa. In Egitto, è iniziato nel 2004 e non si è fermato. Al contrario, ogni giorno acquista sempre più potenza – lentamente, ma questo è normale.

I: I Fratelli Musulmani sono al potere da quasi un anno. Sono in grado di governare il paese?

Khaled al-Khamissi: Non lo sono. Finora non sono stati capace di governarlo. Ogni giorno fanno grossi errori e ogni giorno perdono credibilità. Io sono di sinistra e nemmeno nei miei sogni ho mai immaginato che avrebbero potuto perdere credibilità così in fretta. Non hanno gente competente per affrontare la situazione e questo significa un disastro sociale ed economico. Gli islamisti hanno una sola cosa in testa: come rimanere al potere. Vogliono tenere a bada i giovani controllando il sistema educativo, qualcosa che hanno iniziato a fare circa 40 anni fa, qualcosa che ormai è sistematico e che sanno fare bene. Oggi, controllano davvero l’educazione. Dal 2011, hanno cercato di controllare più di 400 centri giovanili in Egitto. Adesso stanno prendendo di mira il settore culturale. La guerra contro la cultura è appena iniziata; stanno cercando di prendere il controllo delle istituzioni culturali, dei centri, delle attività. Ultimo ma non per importanza, stanno combattendo per tenere a bada anche la magistratura.

I: Qual è il fine ultimo dei Fratelli Musulmani?

Khaled al-Khamissi: Io credo che a loro non interessi l’Egitto; non gli interessano i paesi, vogliono che tutti i musulmani del mondo siano governati da una legge, la legge del Corano. Ma stanno perdendo in fretta legittimità. Egiziani di qualsiasi orientamento – anche gli stessi islamisti – dicono che finirà presto l’era dei Fratelli Musulmani.

I: Qualcuno dei partiti d’opposizione ha programmi per risolvere la crisi politica, economica e sociale in Egitto?

Khaled al-Khamissi: Nessun partito d’opposizione è abbastanza credibile. Questo è il problema principale. Hanno programmi ma non sono verosimili. Hanno bisogno di tempo per sviluppare i propri strumenti e soprattutto, abbiamo bisogno di più tempo per un potere politico che possa davvero indirizzare le richieste di questo processo rivoluzionario.

I: Come contribuiscono gli intellettuali e gli artisti al processo di trasformazione?

Khaled al-Khamissi: Attraverso la rete e le manifestazioni. Io faccio parte di un gruppo di figure culturali che sta lavorando su una nuova politica culturale per il paese. Non faremo affidamento ancora per molto sul Ministero della Cultura se non rappresenta le nostre richieste.

I: Come può essere completato il processo di trasformazione in Egitto?

Khaled al-Khamissi: Bisogna semplicemente dimenticare l’idea diffusa dei media e dai politici Europei che parlano di una trasformazione dalla dittatura alla democrazia. Gli europei e gli americani finanziano molte organizzazioni che stanno lavorando per la trasformazione. Ma non siamo in un processo di trasformazione da A a B, visto che la democrazia rappresentativa sta morendo ovunque. In Egitto, non stiamo andando verso le idee settecentesche che state vivendo ora in Europa.

Ciò di cui abbiamo bisogno adesso è analizzare propriamente il processo che va avanti da anni. Perché continua ad andare avanti. Dopo di ciò, abbiamo bisogno di un manifesto con le nostre rivendicazioni. Finora non abbiamo messo per iscritto le nostre richieste in un testo teorico, come è stato fatto per la Rivoluzione francese, ad esempio.

I: Qual è la sua prospettiva per l’Egitto?

Khaled al-Khamissi: Siamo vivendo in un’ accesa era sociale in Egitto. Tutti hanno la facoltà di esprimersi, di scendere in strada, di fare domande. Sì, prenderà molto tempo, ma sono molto ottimista riguardo a questo processo rivoluzionario in corso.

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