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La “Vision 2030” dell’Arabia Saudita: l’economia fa da traino alla politica?

arabia saudita 2030
arabia saudita 2030

L’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Arabi (27/04/2016). Traduzione e sintesi di Maddalena Goi.

Con la proposta di “Saudi Vision 2030”, il vice principe ereditario Mohammed bin Salman, ha presentato un piano strategico per l’Arabia Saudita le cui entrate dipendono, esclusivamente, da un’economia basata sul petrolio. Quest’ultima rappresenta il primo motore di ricchezza e il maggior fattore di forza politica e influenza nel mondo. La corona saudita ha presentato l’islamicità che caratterizza il regno, così come la sua forza di investimento e la sua posizione geografica come i tre punti di forza da cui trarre il massimo vantaggio.

Sebbene il principe affermi che ha iniziato a prendere in considerazione e a studiare questo programma già prima della caduta del prezzo del greggio, è chiaro che, il repentino crollo dei prezzi e i successivi effetti politici, economici e sociali ad esso correlato, hanno reso la questione ancora più urgente. Ma, cosa più importante, è che la guida ufficiale saudita ha abbracciato con coraggio l’idea di un futuro senza petrolio. Questa ipotesi pone il regno difronte a scelte molto importanti da cui dipende anche la sua esistenza.

I punti centrali del piano sono quelli economici, tra i quali: la trasformazione della Saudi Aramco (che è la società petrolifera di Stato più grande al mondo), la costituzione di un fondo sovrano, il lancio di progetti di investimento sul territorio, il turismo e l’intrattenimento.

Tuttavia, la nuova strategia ha avanzato qualcosa anche sulle questioni di sviluppo umano: il programma ha criticato la burocrazia saudita indicando la necessità di una maggiore trasparenza, ha inoltre aperto orizzonti di cambiamento per regolare i rapporti con i cittadini non-sauditi iniziando a parlare di “carta verde” e di facilitare i soggiorni di stranieri senza il sistema sponsor. Tutti questi segnali sono incoraggianti, ma è chiaro che l’applicazione di una strategia di questa portata è molto complessa e dovrà affrontare numerosi ostacoli che entrano in conflitto con gli interessi economici. Questi interessi contrastanti appaiono in varie forme di ostruzione e opposizione, soprattutto con la presenza delle province che percepiscono qualsiasi tipo di cambiamento come una minaccia

Nonostante la “Saudi Vision” non abbia parlato dei rischi politici e militari a cui è esposto il regno, ha fatto riferimento alla produzione militare interna del paese e alla sua pianificazione che prevede di aumentare la percentuale di approvvigionamento interno dal 2 al 50%. Il principe ereditario ha presentato la situazione militare del regno come una questione importante da affrontare e ha sottolineato il fatto che l’Arabia Saudita sia la terza o quarta nazione più grande al mondo che spende nel campo militare mentre la valutazione globale del suo esercito la pone al ventesimo posto nel mondo. Ha inoltre criticato il grande spreco che viene fatto in questo settore.

Resta da dire che, nel complesso, questa visione è molto ambiziosa per un regno che fa dello sviluppo economico il traino della sua politica. L’Arabia Saudita è stata capace, per lungo tempo, di fornire ricchezza e prosperità economica oltre che stabilità e sicurezza al suo popolo. Ma questa formula, per ragioni economiche e politiche, non è più applicabile. La più importante di queste ragioni, a livello politico, economico e di sicurezza, è la sfida rappresentata dall’Iran. Vanno di pari passo la caduta dei prezzi di petrolio, l’aumento delle possibilità date dalle energie rinnovabili, la rottura dei sistemi e del tessuto formato dalle società arabe, l’aumento dei rischi legati all’estremismo salafita e la critica crescente che allontana i paesi del Golfo dal sistema internazionale di governance dei diritti umani, giustizia e democrazia.

Lo sviluppo economico e politico è diventato una questione che dipende dall’esistenza di questi sistemi e da cui a sua volta, forse, dipende anche il futuro dell’intera regione.

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