Giordania Libano Zoom

Uno sguardo su Giordania e Libano

giordania libano
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Di Muhammad Ali Farhat. Al-Hayat (23/06/2016). Traduzione e sintesi di Letizia Vaglia.

Del referendum sull’uscita delle Gran Bretagna dall’Unione Europea, quello che interessa noi come arabi è la strumentalizzazione da parte dei fautori della Brexit delle ondate di profughi (per lo più siriani) che stanno sbarcando nel continente come argomento a sostegno delle loro rivendicazioni.

Al momento, anche in Giordania i rifugiati rappresentano il pomo della discordia, specialmente a seguito della proclamazione dello stato di allarme, causato da alcuni atti terroristici condotti sul lato siriano del confine. Questi segnali sono stati interpretati dalla popolazione giordana come indice di forte instabilità. Se difatti fino ad ora la minaccia era rappresentata soltanto dalle cellule dormienti di Daesh (ISIS), la situazione si farebbe ancora più grave nel momento in cui i rifugiati siriani decidessero di unirsi alle forze terroristiche.

Giordania e Libano sembrano allo stato attuale papabili candidati per essere trascinati nel collasso di Siria e Iraq. Tuttavia i due paesi stanno cercando di resistere, ognuno con le proprie possibilità. La prima sembra al momento politicamente stabile, poiché il governo gode del sostegno del popolo (o almeno della maggior parte di esso). D’altronde il paese si è già dimostrato in grado di resistere a varie tempeste, dall’occupazione israeliana fino ai recenti tentativi di Assad di instaurare un “protettorato”. Inoltre la Giordania sembra consapevole di rappresentare un elemento fondamentale nel mantenimento della stabilità politica, attraverso il suo tentativo di conciliare i rapporti con il Consiglio di Cooperazione del Golfo e la vicinanza con il confine israeliano.

In Libano al contrario manca totalmente una stabilità politica, poiché il governo è in mano a una classe corrotta, rappresentata per la maggior parte dai leader della guerra civile; queste condizioni fanno sì che non si riesca a eleggere un Presidente della Repubblica, mentre il governo e il parlamento appaiono in una situazione di totale paralisi.

Dunque se da una parte le forze di sicurezza giordane sono impegnate nello scovare le cellule dormienti, in Libano la situazione è forse anche più grave. Ormai le basi terroristiche si estendono dalle colline orientali libanesi alle montagne di Qalamoun in Siria. Nonostante la sua autorità frammentata, divisa tra il sostegno per il regime siriano e l’opposizione, il Libano sta cercando di combattere una guerra contro il terrorismo; tuttavia, a causa dell’instabilità politica di cui sopra, è molto probabile che la situazione degeneri anche qui, e che Hezbollah conduca il paese allo stesso inferno in cui è precipitata la Siria.

Al momento Libano e Giordania resistono, così come i rifugiati siriani devono resistere alle strumentalizzazioni del loro ruolo; infatti queste vittime indifese stanno diventando un’arma di intimidazione sia in Europa che negli altri Paesi arabi, poiché ormai è diventato quasi impossibile che facciano ritorno alle loro case.

C’è bisogno degli sforzi congiunti di Libano e Giordania per far sì che i diritti umani dei siriani vengano conservati, e questo è l’obiettivo più importante in un’area del globo che si è ritrovata a essere improvvisamente al centro di conflitti internazionali. Oggi si contano circa 5 milioni di profughi siriani, di cui la metà si trova in Siria e Libano; e ad aggravare maggiormente questo quadro è la presenza di un razzismo dilagante, che appare addirittura più radicato nei paesi arabi rispetto all’Europa, poiché la cultura tribale si rifiuta di abbracciare la democrazia.

Muhammad Ali Farhat è un giornalista per Al-Hayat.

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