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Le università egiziane bandiscono i gruppi politici studenteschi

Di Reham Mokbel. Al-Monitor (12/09/2014). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

In Egitto i movimenti studenteschi rappresentano ancora una spina nel fianco del regime politico, soprattutto dopo i violenti, sanguinosi scontri tra studenti e forze di sicurezza verificatisi nelle università nel 2013. Questo è il motivo per cui le università hanno sentito di non avere altra scelta se non vietare quei gruppi di studenti costituiti su basi partigiane o politiche. Tuttavia, gli effetti reali di questa decisione sui movimenti studenteschi rimangono poco chiari.

Dopo che il governo egiziano ha deciso di rinviare l’inizio dell’anno accademico di un mese, Gaber Nasser, presidente dell’Università del Cairo, ha reso nota la decisione di sciogliere i gruppi di studenti che sostengono movimenti o partiti politici al fine di evitare le attività politiche nel campus, attività che incidono sul processo educativo. Molte università hanno assecondato il divieto inferendo un duro colpo a tutti i partiti politici e le fazioni, sia politiche che religiose.

È però difficile dire quali gruppi sono affiliati con i partiti politici, dal momento che tutti sono registrati per nome e obiettivi, e non per attività politica. Ciò nonostante secondo Adel Abdul Ghaffar, portavoce dell’Università del Cairo, i gruppi politicamente affiliati possono essere riconosciuti per via degli abiti o dei seminari che propongono. Tuttavia, Hisham Ashraf, presidente dell’unione degli studenti all’Università del Cairo, ha confermato che la decisione di bandire gruppi di studenti sarà difficile da concretizzare, dato che ci sono gruppi i cui membri sono noti per essere affiliati politicamente, ma che organizzano diverse attività non politiche.

Sembra che lo scopo di questo divieto sia quello di ridurre le attività della Fratellanza Musulmana, bloccandole del tutto. In questo contesto, Mahmoud Jamal, iscritto alla Facoltà di Ingegneria presso l’Università Ain Shams e affiliato dei banditi Fratelli Musulmani, ha detto ad Al-Monitor che il regime non è ostile solo alla Fratellanza, ma anche a tutti i movimenti studenteschi. Secondo un altro studente, che ha preferito rimanere anonimo, invece, la decisione mira a combattere la rivoluzione poiché lo Stato sa che controllare le università significa controllare la rivoluzione.

Ahmed Abed Rabbu, un professore di scienze politiche all’Università del Cairo, ha spiegato che la Fratellanza, indirettamente, beneficia di tali decisioni che finiscono per accrescere il numero di oppositori del governo e rappresentano una ripetizione degli errori del regime di Hosni Mubarak.

D’altro canto, in un’intervista con Al-Monitor, Ali Abdul Aziz, vice presidente dell’Università Ain Shams, ha denunciato il feroce attacco sferrato contro questo divieto sostenendo che le università hanno un obiettivo educativo, che non comprende l’attività politica del campus, ed ha aggiunto che la decisione di divieto e le procedure legali sono ancora in fase di studio.

Stringere il cappio intorno agli studenti delle università alimenterà gli scontri e probabilmente fomenterà i conflitti e la polarizzazione, soprattutto perché la maggior parte delle soluzioni adottate dai regimi per contrastare gli scontri tra studenti e potere dominante sono state fallimentari.

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