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Una fondazione per promuovere la musica araba

Zoom 7 dic fondazione musica arabaDi Meryem Saadi. Tel Quel (22/11/2013). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Con il suo denaro, Kassar ha fatto le veci del ministero della Cultura in molti Paesi mediorientali”, ha dichiarato Merabet Farid, rappresentante della Amar Foundation di Beirut. “Al momento, stiamo lavorando su un pacchetto musicale che metterà assieme i pezzi dei 30 principali artisti arabi dei primi anni del XX secolo”, ha rivelato con entusiasmo Kamal Kassar, uomo d’affari libanese e presidente della fondazione. Il pacchetto consiste di alcune tracce provenienti dalla sua impressionante collezione di più di 7000 dischi da lui acquistati dagli anni ’70 in poi in Libano, Egitto, Siria e persino Tunisia.

Nato a Beirut nel 1948, Kassar ha iniziato a interessarsi alla musica molto presto. “Mi sono sempre considerato un esploratore di musica”. All’epoca, ascoltava sia la musica araba classica che il rock e il reggae: “Ho anche una collezione di vinili di Bob Marley e dei Led Zeppelin”. Mentre si laureava in giurisprudenza, il giovane Kassar studiava musica e viaggiava nei Paesi limitrofi per scoprire nuovi artisti e nuovi generi. Questa sua passione lo ha portato a collezionare un gran numero di album. Il suo periodo musicale preferito è quello del periodo della Nahda, il movimento culturale arabo dei primi trent’anni del 1900: “È stata una rivoluzione culturale, un periodo d’oro: ha incoraggiato la poesia, la musica e l’architettura, dando vita a una nuova forma di creazione”, ha spiegato Kassar.

Fu proprio la sua passione per la musica araba che lo portò a istituire la Amar Foundation. Nel 2007, l’uomo d’affari libanese venne a sapere da un musicologo francese che la più grande collezione di dischi risalenti al periodo della Nahda era sul mercato, messa in vendita dagli eredi del collezionista egiziano Abedel Aziz al-Anani. Tra i potenziali acquirenti, vi era anche la Opera House del Cairo. Dopo sei mesi di negoziati con la famiglia, venne raggiunto un accordo. “A quel punto ho pensato di dover istituzionalizzare questa mia passione e creare una fondazione che avesse lo scopo di preservare e diffondere la musica araba”.

Così, nel 2009, nacque la Amar Foundation. Un comitato di musicologi di Libano, Canada, Francia e Stati Uniti è incaricato della supervisione dei lavori. Una squadra di ingegneri del suono è stata ingaggiata per digitalizzare e rimasterizzare i dischi, mentre ogni mese ne vengono acquistati di nuovi. Negli anni a venire, la fondazione pensa anche di espandersi alla musica tradizionale delle regioni del Maghreb e del Golfo. “Voglio che le nuove generazioni capiscano che la musica araba non si può ridurre a Umm Khaltoum e Fardi al-Atrash”, spiega Kassar.

Grande uomo d’affari, Kassar ci guadagna qualcosa? “Assolutamente no. Per ora, piuttosto ci sto perdendo, ma non mi importa. Sono abbastanza fortunato da avere un lavoro parallelo che mi permette di fare tutto questo. Per me, la cosa più importante è diffondere la musica araba in tutto il mondo il più possibile”. Una missione da considerarsi compiuta: la Amar Foundation riceve ogni settimana ordini dagli Stati Uniti, il Giappone, l’Argentina e l’Australia.

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