Di Ahmad Melhem. Al–Monitor (25/05/2015). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi
L’11 maggio scorso il Museo Palestinese di Ramallah, in Cisgiordania, è entrato a far parte del Consiglio Internazionale dei Musei (ICOM). Il ministero della Cultura sosterrà il museo per assicurare lo sviluppo del suo lavoro e la realizzazione dei suoi obiettivi.
La prima pietra del Museo Palestinese è stata posta l’11 aprile 2013, grazie al finanziamento della Welfare Association. Sorge su un’area di circa 40 ettari a Birzeit, vicino Ramallah. Lo stile architettonico deriva dagli storici terrazzamenti agricoli che dividevano i terreni con muri in pietra. Giardini, frutteti e una flora tipica della Palestina circondano la struttura. Nel 2016, una volta completato, sarà la più grande istituzione dedicata alla conservazione del patrimonio, della storia e della cultura nazionale palestinese.
Come spiega Rana al-Anani, responsabile delle pubbliche relazioni, “abbiamo chiesto di entrare a far parte dell’ICOM per inserire la Palestina sulla mappa dei musei internazionali, collaborare con altre istituzioni e scambiare competenze scientifiche e pratiche. L’altro obiettivo è la tutela del patrimonio palestinese, in virtù delle convenzioni internazionali su cui si basa il lavoro dell’ICOM”.
L’idea fondamentale è di travalicare i confini ed offrire la possibilità di comunicare con tutti i palestinesi, ovunque si trovino. Gli eventi del museo si terranno anche altrove, a Gaza, nei territori del 1948 e in diaspora. In questo modo tutti potranno partecipare, anche coloro che non possono spostarsi a causa dei check-point israeliani.
Tra i progetti del museo c’è “Album di famiglia”, che esplora il tesoro fotografico palestinese. Come spiega Haneen Saleh, coordinatrice del progetto, l’obiettivo è creare un archivio di immagini dedicato alla storia e alla cultura della società palestinese.
La prima fase del progetto ha riguardato la Cisgiordania e i territori occupati, dove sono state raccolte 3.500 fotografie e sono state intervistate 85 famiglie. Gli scatti risalgono ad epoche diverse. Il più vecchio è del 1887 e ritrae due ragazze che festeggiano la Pasqua. Un altro è del 1910 e mostra un famoso commerciante di agrumi con sua moglie, che indossa un abito preso a Parigi.
Il Sottosegretario del Ministero della Cultura Abdel Nasser Saleh ha definito l’adesione del Museo Palestinese all’ICOM “una grande conquista per la Palestina, alla luce del blocco imposto da Israele e dell’oscuramento della sua storia e del suo patrimonio culturale”.
Al tempo stesso, è parte del riconoscimento internazionale dell’esistenza di uno stato palestinese e questo avrà un impatto significativo nel presentare la storia e la cultura della Palestina al mondo.
Alla luce dei tentativi da parte di Israele di sradicare l’identità culturale e storica della Palestina, la speranza dei palestinesi è che questo museo contribuisca a preservare ed evidenziare la loro stessa identità.
Ahmad Melhem è un giornalista e fotografo palestinese con base a Ramallah. Lavora per Al-Watan News ed altri organi di stampa arabi.
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