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Un cristiano e un musulmano su un taxi

1 Febbraio 2016
3 Tempo di lettura
islam-cristianesimo
Giusy Regina
1 Commento
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Dal  momento che il mio blog si propone di essere uno strumento per promuovere il dialogo interreligioso in tutte le sue forme, vi propongo un articolo che ho tradotto dall’inglese e che fa riflettere e unisce, attraverso una storia il cui titolo sembra il titolo di una barzelletta.

Di Kari Mashos. The Christian Science Monitor (28/01/2016). Traduzione e sintesi di Giusy Regina

Al chiassoso aeroporto di Heathrow, il mio tassista mi ha accolto con un saluto estremamente amichevole, annunciando di essere musulmano. In un primo momento non ero sicuro del perché quell’uomo avesse sentito il bisogno di condividere con me la sua religione. Ma poi, cosciente del fatto che ci sono persone che hanno paura o addirittura odiano i musulmani, in un clima di sempre maggiore “sicurezza” della Gran Bretagna, ho ricambiato la sua stretta di mano con un saluto molto caloroso.

Il semplice incontro tra me – cristiano – e il tassista – musulmano – ha rappresentato più di un gesto simbolico di umanità, tra uno stato d’animo desideroso di confronto e ciò che sta succedendo realmente nel mondo. Per me è stato qualcosa che va oltre la cortesia sociale: ho sentito un bisogno genuino di riportare tutto sotto la direzione di Dio, che ho imparato a conoscere dalla Bibbia e ad identificarLo come Amore. E questo incontro è stato proprio l’espressione di quell’Amore.

Durante il tragitto, abbiamo parlato della necessità quanto mai urgente di dimostrare che gli uomini sono fratelli. Entrambi abbiamo riconosciuto Dio come il Padre di tutti, rendendoci così fratelli e sorelle in una comunità globale. Abbiamo parlato apertamente del nostro amore per Lui, per i nostri figli e del comune desiderio di trattare gli altri come vorremmo essere trattati noi.

Quella nostra conversazione era la prova per me che, nonostante l’odio e la violenza spesso presenti tra coloro che hanno credenze diverse, c’è una spinta spirituale che opera a livello universale, pronta e desiderosa di muovere ogni cuore ricettivo all’amore. Come scienziato cristiano, ho identificato questa forza animatrice come il Regno di Dio dentro ognuno di noi. Gesù Cristo ci ha insegnato che il Regno di Dio non è un posto definito, bensì che la bontà del Signore si esprime nella nostra natura di figli di Dio, Amore divino.

Anche se la mia controparte musulmana non avrebbe definito il suo rapporto con Dio in questo modo, sullo spirito di amarsi l’un l’altro concordava come essere qualcosa di disegnato da Lui. Entrambi abbiamo condiviso esperienze in cui abbiamo imparato a rispondere all’odio e al pregiudizio con l’amore. Abbiamo concordato anche sul fatto che niente, se non l’amore, è volontà di Dio per tutti gli esseri umani.

Questo viaggio di un’ora in taxi ha avuto su di me un forte impatto. Si è trattata di una piccola ma molto significativa risposta alle mie preghiere quotidiane di vedere il Regno di Dio come “pace in terra agli uomini di buona volontà” (Lc 2:14). E mentre prego, medito con attenzione una preghiera proposta dal fondatore di Christian Science, Mary Baker Eddy, ai membri della sua Chiesa: “Venga il Tuo Regno, fa che la Verità, la Vita e l’Amore divino siano radicati in me e allontanino da me ogni peccato; e possa la Tua Parola arricchire di amore tutta l’umanità, governandola!” (Manuale della Chiesa Madre pag. 41).

Quel viaggio in taxi si è trasformato in una sorta di preghiera comune: riconoscendoci davvero fratelli, ho avvertito un senso di vittoria contro chi diffonde l’odio e la paura, sia esso a causa della religione, di un dogma, di una setta o della cultura stessa.

Kari Mashos è membro del Consiglio per le Conferenze Scienza Cristiana

Link all’originale

 

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  • Renata Franzolini ha detto:
    1 Febbraio 2016 alle 9:22 PM

    Non c’è dubbio. E’ questa la strada. Speso accade anche a me di fare belle chiacchierate con i tassisti. Poi, se accade di incontrare qualcuno di un’altra religione sentendoci in comunione, la presenza di Dio tra noi diventa visibile. Dopo ci si lascia con un saluto veramente di gioia.

    Rispondi
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