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“Ultimo tè a Marrakesh” di Toni Maraini

Marrakesh Marocco
Marrakesh Marocco

Il blu del mare di Casablanca, il giallo ocra delle dune del Sahara, il bianco accecante delle case dei vicoli di Tangeri, il verde delle foreste sulle montagne dell’Atlas, i mille colori dei suq. Immagini di una terra, il Marocco, che Toni Maraini ci racconta in questa sua antologia che, sebbene pubblicata alcuni anni fa, evidenzia ancora molti aspetti attuali della realtà maghrebina.

La narrazione della terra marocchina si snoda attraverso una serie di racconti che portano il lettore a fare la conoscenza di personaggi che ben rappresentano la variegata e complessa umanità che popola questo paese: dalle anziane donne dispensatrici di saggezza agli intellettuali che si confrontano con gli scrittori occidentali “emigrati” in Marocco, dai musicisti sufi ai poveri disperati che si imbarcano sulle carrette del mare in cerca di fortuna sulla sponda nord del Mediterraneo.

La scrittrice, storica e studiosa del Maghreb che ha vissuto in Marocco fra il 1964 e il 1986, disegna un Paese fra luci ed ombre, in un continuo alternarsi di racconto della vita quotidiana e riflessioni e denunce di quella quotidianità, approfondendo analisi che scaturiscono dall’amore per questa terra di contrasti.

Fra i tanti, il racconto che maggiormente ha catturato la mia attenzione è “L’orologio cosmico”. Vi si narra di un appuntamento che la scrittrice ha con una anziana donna del luogo, Lalla Rahma. Arrivata a casa dell’anziana amica la Maraini vi trova anche un’altra vecchia, Lalla Rqia. Entrambe le vecchie donne non riescono a smettere di ridere e sghignazzare, facendo crescere la curiosità dell’ospite che ripetutamente le sprona a raccontarle cosa sia a suscitare tutta la loro ilarità. Ebbene il racconto delle due anziane donne si focalizza sul fatto che una loro conoscente, Lalla Ftum che, in occasione del matrimonio del figlio, ha messo al polso un vistoso orologio, pur non sapendo leggere l’ora. L’elemento che suscita l’ilarità e la sorpresa delle due vecchine è che nelle persone della loro generazione l’orologio è di fatto un oggetto superfluo perché loro sono perfettamente in grado di calcolare l’ora del giorno secondo se è prima o dopo la preghiera dell’alba, prima o dopo la preghiera del mezzodì e prima o dopo la preghiera del tramonto. E infatti anche la loro amica, nonostante fosse munita di orologio, alla domanda di un ospite su che ora fosse, ha guardato perplessa l’oggetto che aveva al polso e poi, con innata sicumera, guardando il cielo, ha dato l’ora esatta al suo interlocutore.

Questo racconto ci dice quanto la saggezza legata alle tradizioni sia un elemento fondamentale per la memoria di un popolo e di un Paese: un fatto apparentemente banale finisce per rappresentare fenomeni antichi e profondamente legati alla storia di un Paese e del suo popolo.

La Maraini, raccontandoci il Marocco attraverso questa e altre storie legate alle tradizioni e ai costumi locali, ci apre alla scoperta di radici che spesso possiamo ritrovare anche nel nostro passato, e che in qualche modo accomunano i popoli che si affacciamo sulle sponde del Mediterraneo.