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In Turchia è riuscito “l’altro” colpo di Stato

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Il tentativo di rovesciare Erdoğan con un colpo di Stato è fallito, ma vincente è stato invece “il golpe” dello stesso presidente contro i propri nemici che ha ridisegnato la posizione della Turchia nello scacchiere internazionale

Di Muhammad Abu Rumman. Al-Ghad (27/12/2016). Traduzione e sintesi di Maria Antonietta Porto.

Il golpe militare non è riuscito nel suo intento, ovvero quello di rovesciare il governo di Erdoğan, ma i cambiamenti che ne sono derivati sono altrettanto significativi.

Il video diffuso da Daesh (ISIS), nel quale due militari turchi vengono bruciati vivi, in uno scenario di scontri tra il gruppo terroristico e la città turca di Al-Bab, è il simbolo ufficiale dell’interruzione delle relazioni tra le due parti, un punto di non ritorno.

Tuttavia, il forte cambiamento nel panorama turco non riguarda soltanto Daesh. La convocazione della conferenza di Astana tra Turchia e Russia riflette un cambiamento radicale nella posizione turca e un’inclinazione ad un’alleanza con Mosca, a discapito delle precedenti posizioni di Ankara. Ciò spiega la forte pressione del governo turco esercitata sulle forze dell’opposizione siriana per prendere le distanze da Jabhat Fatah Al-Sham (ex Al-Nusra) – considerato da Russia e Turchia gruppo terroristico a tutti gli effetti – e fa luce sull’allontanamento della stessa Turchia da questo movimento con il quale era, non ufficialmente, in buoni rapporti.

Attualmente, tra le fila dell’opposizione siriana armata, c’è chi sta dalla parte dei turchi e chi invece sostiene Fatah Al-Sham (che controlla Idlib). Un caso complicato è quello del movimento Ahrar Al-Sham, alleato con Fatah Al-Sham all’interno del cosiddetto “Esercito della conquista” e con il quale ha il controllo di Idlib. A partire dall’operazione “Scudo dell’Eufrate” – appoggiata soltanto da Ahrar Al-Sham –  le divergenze tra i due movimenti si sono inasprite, fino a sfociare in una “guerra di fatwa” tra le due parti. Dal suo canto, il problema di Ahrar Al-Sham non si limita soltanto al suo rapporto con Fatah Al-Sham, ma si estende all’interno del movimento stesso che, ultimamente, sta assistendo a un forte processo di polarizzazione e scissione interna.

Ancor prima di ciò, il movimento Suqour al-Sham annunciava di volersi rifondere con Ahrar Al-Shaam, avvicinandosi maggiormente, nell’opposizione armata, all’ “asse turco”, portando a un‘ulteriore frammentazione all’interno della nuova impalcatura politica della Turchia.

I cambiamenti del golpe turco influiscono anche al livello dell’intera regione.

Nonostante Turchia e Arabia Saudita tentino di nascondere le attuali controversie – non fanno lo stesso i media – chi osserva le trasformazioni nello scenario turco sa bene che Erdoğan ha deciso di procedere in maniera indipendente – senza legami con la parte saudita, al momento alle prese con la questione yemenita. Da perdente, adesso la Turchia entra invece in uno schieramento nazionale e internazionale vincente: il “caro Erdoğan” sa bene che il nuovo governo americano, guidato da Trump, mira a una coordinazione con i russi in Siria e, con un’abilità notevole, salta da una posizione all’altra, ridefinendo le proprie alleanze con una tranquillità non indifferente.

Se la Turchia tornasse a ridisegnare insieme alla Russia il futuro della Siria, in attesa dell’intervento di Trump, Erdoğan sarebbe un alleato fidato del presidente Putin e, eventi come l’omicidio dell’ambasciatore russo, non avrebbero alcuna ripercussione sui rapporti dei due Stati.

Il tentativo di rovesciare Erdoğan con un colpo di Stato è fallito. Vincente è stato invece “il golpe” dello stesso presidente contro i propri nemici interni e che ha ridisegnato la posizione della Turchia nello scacchiere internazionale.

Muhammad Abu Rumman è un ricercatore giordano.

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