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Turchia: Erdoğan pronto a colpire Fethullah Gülen

Di Murat Yetkin. Hürriyet Daily News (14/12/2014). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo.

“I loro piani per arrestarmi erano pronti”. Queste le parole del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, nel suo discorso di venerdì davanti ai rappresentanti dell’Unione Turca delle Camere di Commercio. “Quella del 17 dicembre 2013 non è stata un’operazione anti-corruzione, ma un tentato golpe. Avevano preparato anche la lista dei ministri da sostituire, ora abbiamo le prove”. Le stesse parole sette anni fa sarebbero state riferite ai militari, contro i quali sono state condotte inchieste come Ergenekon e Balyoz, ma oggi nel mirino di Erdoğan sono finiti gli stessi che finora lo avevano aiutato ad arginare il ruolo politico dei militari.

Sono poliziotti, procuratori e magistrati, una categoria chiamata dall’ex capo del Partito repubblicano del popolo (CHP, la principale forza di opposizione) Deniz Baykal la “struttura F-Type”. Dove F sta per Fethullah Gülen, predicatore islamico residente negli Stati Uniti ma con numerosi simpatizzanti tra le forze di polizia, la magistratura, l’istruzione e i media. Dal 2002 era il più stretto alleato del partito islamico di Erdoğan e proprio per questo il suo movimento, Hizmet (“servizio”), dirige centinaia di scuole in Turchia e in altri cento Paesi. Con il suo sostegno è passato il referendum costituzionale del 2010, fondamentale per Erdoğan, ma nel 2011 i rapporti si sono progressivamente deteriorati. Infatti Erdoğan, all’inizio del suo terzo mandato da presidente del consiglio, ha invitato Gülen a tornare in Turchia, con l’obiettivo di controllare più da vicino l’istruzione, la magistratura e i media.

Da allora sono scoppiati gli scandali Ergenekon e Balyoz e alcuni giudici accusati di simpatizzare per Gülen hanno interrogato Hakan Fidan, capo dei servizi segreti turchi (Mit), proprio mentre stava avviando i colloqui di pace con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). La vera rottura è avvenuta nel dicembre 2013, quando alcuni magistrati hanno inquisito per corruzione membri del governo, funzionari e familiari di Erdoğan. Quest’ultimo ha subito gridato al golpe definendo i gülenisti una “struttura parallela all’interno dello stato” e, appena insediato alla presidenza della Repubblica, ha ammesso di aver scelto Ahmet Davutoğlu come primo ministro anche per la sua determinazione a combattere gli “apparati paralleli”. Quanto ai processi per corruzione, quasi tutti sono stati archiviati, previa sostituzione dei giudici che li presiedevano.

Da giovedì lo scontro è di nuovo aperto. La pagina Twitter Fuat Avni, considerata espressione dei gülenisti ma forse un falso, ha accusato Ankara di preparare l’arresto di giornalisti, avvocati, agenti di polizia, banchieri e investitori simpatizzanti di Hizmet. Un monito inquietante soprattutto perché tre giorni dopo sono state finite in manette 32 persone, tra cui giornalisti ed ex capi di polizia. Operazioni su vasta scala lanciate simultaneamente in 13 province, tra cui spicca la retata nella redazione istanbuliota del quotidiano Zaman (considerato la voce dei gülenisti) e l’arresto del caporedattore Ekrem Dumanlı. Fermati anche il capo della Samanyolu Media Group Hidayet Karaca e l’ex capo della sezione antiterrorismo della polizia di İstanbul Tufan Ergüder. Probabilmente è solo l’inizio. Il presidente turco già ha ipotizzato un coinvolgimento della stessa “struttura parallela” nell’uccisione nel 2007 del giornalista di origini armene Hrant Dink.

Murat Yetkin è opinionista del quotidiano turco Hürriyet Daily News.

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