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Turchia: sull’attacco all’aeroporto di Istanbul

Bandiera Turchia

Di Mustafa Akyol. Hurriyet Daily News (02/07/2016). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

L’aeroporto Atatürk di Istanbul è uno di quei posti che ti fanno ancora pensare con ottimismo al futuro della Turchia. Più di un milione di persone passano di là ogni anno. All’interno del terminale internazionale, sembra di trovarsi al centro del mondo, si possono vedere facce da ogni dove: turchi, arabi, israeliani, europei, asiatici, americani, africani.

Questo è il luogo in cui tre terroristi hanno colpito nella notte dello scorso martedì, uccidendo 44 persone innocenti e ferendone più di 200. La maggior parte delle vittime erano di nazionalità turca, altre provenivano da paesi vicini, come Iraq, Arabia Saudita, Iran, Tunisia, Giordania, Uzbekistan e Ucraina. Leggendo i loro nomi, ci si rende conto che erano quasi tutti musulmani.

Ma l’identità religiosa delle vittime è importante solo per un motivo: i terroristi, come dichiarato dalle autorità turche, facevano parte di Daesh (ISIS), quell’organizzazione letale che si definisce “islamica”. L’ennesimo fatto che ci ricorda che il primo obiettivo di un gruppo di musulmani estremisti e violenti sono altri musulmani. Ciò a conferma del fatto che il mondo, nonostante quello che molti pensano, non è diviso in musulmani e non-musulmani, ma tra una maggioranza di credenti di tutte le fedi che danno valore alla vita umana e una minoranza marginale di fanatici pieni d’odio.

Cosa dovrebbe fare la Turchia a riguardo? Beh, prima di tutto si deve rendere conto della gravità della minaccia. Il governo del Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) si è svegliato un po’ tardi. Prima, era acciecato dall’ossessione di dover rovesciare il regime siriano di Bashar al-Assad. Poi, si è preoccupato delle conquiste curde nel nord della Siria. Oltre a tutto ciò, L’AKP è cieco anche a livello ideologico di fronte a Daesh: negli ultimi cinque anni, l’ideologia cosiddetta “salafita-takfirita-jihadista” ha attirato circa 25.000 seguaci in Turchia, secondo le stime dell’intelligence. Ovviamente, in un paese con 78 milioni di abitanti, si tratta di un numero marginale, ma i numeri marginali sono sufficienti per il terrorismo.

Mustafa Akyol è un giornalista e scrittore turco.

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