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Tunisia: il governo di Chahed e la guerra alla corruzione

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Una manovra politica per scongiurare una nuova Rivoluzione

Di Mohammed Mohsen Amer. Al-Arabi al-Jadeed (27/05/2017). Traduzione e sintesi di Gemma Baccini.

La campagna dei fermi inaspettati che ha colpito volti influenti dell’economia tunisina è contemporanea alla morte di un martire nelle proteste di Tataouine, che hanno messo il governo in una situazione difficile che assomiglia a quella in cui si trovava Ben Ali alla vigilia della Rivoluzione del 14 Gennaio.

La campagna di arresti degli imprenditori, che il potere insisteva a salvare dalla condanna attraverso la legge di Riconciliazione, fa sorgere una domanda importante sulla serietà del governo nella lotta ai mostri della corruzione e dei cartelli del denaro. In questo contesto, riaffiora un’immagine che, volontariamente o per tacito accordo, è stata cancellata dalla memoria politica l’immagine di un famoso imprenditore al tempo di Ben Ali, Kamel Eltaief, che insieme a Ghazi al-Gharari e una delegazione dell’Alto Commissariato per la Realizzazione degli Obbiettivi della Rivoluzione, si recò in visita negli Stati Uniti e in seguito, apparve durante l’annuncio del primo governo post-rivoluzionario.

Cosa fa ora Kamel Ltaief? E qual è il suo rapporto con il contesto politico democratico moderno?

Qualche giorno dopo la Rivoluzione, Al-Araby Nasra, proprietario del canale Hannibal, fu arrestato con un’accusa gravissima, “alto tradimento”; poi fu liberato, e il caso fu chiuso. I governi post-rivoluzionari, dunque, non hanno rotto con i centri tradizionali del potere, ma li hanno riabilitati, in una logica di ricombinazione che mira a restaurare l’egemonia disgregatasi con la Rivoluzione.

Il rapporto pubblicato da Crisis Group sulla Tunisia rivela che circa 300 “uomini ombra” controllano l’apparato statale, ne ostacolano le riforme e impediscono l’avvio dei progetti di sviluppo nelle regioni interne, provocandone le insurrezioni. Le dichiarazioni dell’imprenditore arrestato, Chafik Jarraya, sono una prova schiacciante del dominio delle lobby del denaro sul potere attuale e della loro influenza sui partiti al governo e sui contrasti interni a Nidaa Tunes. Jarraya ha infatti detto, a proposito del suo conflitto con Kamel Ltaief: “Gli ho detto di tenere al guinzaglio i suoi cani, e io avrei tenuto a guinzaglio i miei”.

Da tre anni la polizia rifiuta di applicare l’ordine d’arresto di Kamel Eltaief, perché proprio adesso è stato arrestato il suo acerrimo nemico Chafik Jarraya? 

Imed Trabelsi, cognato dell’ex presidente, ha rivelato più del necessario sulle lobby di Ben Ali, protette dal potere attuale, e il regime ha dovuto sacrificare delle teste per sopravvivere. Le proteste di Tataouine hanno suonato il campanello d’allarme riguardo alla possibilità di una nuova insurrezione che faccia cadere il potere attuale. Bisognava quindi fare una mossa preventiva, che Ben Ali e la sua famiglia mafiosa non avevano avuto il tempo di mettere in atto durante la Rivoluzione.

La lotta nascosta degli uomini ombra per il dominio sul Paese è stata vinta infine dall’uomo forte, Kamel Eltaief. La campagna di arresti messa in atto ieri dal governo quindi, non è nient’altro che una messa in scena ben preparata per trovare una soluzione istantanea alla crisi politica e sociale. L’abituale difesa del compromesso e della legge di Riconciliazione economica da parte del governo, non può infatti ispirare fiducia in questa sua nuova campagna. Si tratta di guerra alla corruzione? Non credo proprio.

Mohammed Mohsen Amer è un giornalista tunisino.

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