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Tunisia, in attesa delle elezioni comunali

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Con le elezioni previste per dicembre, si potrà riscontrare il peso effettivo sul terreno dei vari partiti tunisini.

Di Samir Hamadi. Al Arabi Al Jadid (5/09/2017). Traduzione e sintesi di Federica Pretto.

A dicembre si svolgeranno in Tunisia le quarte elezioni dall’inizio della transizione democratica del 2011. Questa volta verranno decisi i consigli comunali, gettando le basi per un’amministrazione locale scelta direttamente dai cittadini e lontana dalle vecchie logiche di nomine decise dal potere centrale.

Certi segnali suggeriscono tuttavia un vero problema per molti partiti tunisini: in un contesto in cui sono in gioco 350 comuni, la maggior parte delle forze politiche non è riuscita a formare un numero di liste che copra tutto il Paese, eccezion fatta per il movimento Ennahda e in minor misura il partito Nidaa Tounes. Gli altri hanno dimostrato una lampante incapacità organizzativa, che ha compromesso la loro partecipazione effettiva alle prossime elezioni. È forse questo che ha spinto alcuni di questi partiti, come Afek Tunes (Orizzonti di Tunisia), Tunis Badail (Alternative per la Tunisia) e Ammasrou’ (Il Programma) a chiedere il loro rinvio.

Tale richiesta sembra inappropriata: le elezioni erano infatti già state rimandate in passato. Inoltre, nel 2019, si svolgeranno le presidenziali e le legislative e ciò significa che l’Istanza superiore indipendente per le elezioni non troverà un’altra occasione per organizzare le comunali.

Per quanto riguarda la richiesta di rinvio, essa non rappresenta la soluzione alla crisi di questi partiti, ma sembra piuttosto un modo per fuggire dalla vera soluzione alla loro crisi organizzativa. Il rinvio non cambierebbe nulla: queste forze partitiche non riuscirebbero a raggiungere un elettorato più vasto. La lentezza nella redazione del codice legislativo relativo all’organizzazione locale del Paese non può giustificare né lo slittamento, né tantomeno l’annullamento delle comunali, dal momento che proprio il potere locale garantito dalla Costituzione rappresenta l’ultima pietra per costruire il sistema democratico tunisino, aprendo tutte le strutture ed i consigli che si occupano della cosa pubblica alla rappresentanza eletta.

In questo contesto politico teso, l’attuale Primo Ministro, Youssef Shahid, prosegue le consultazioni politiche per la ristrutturazione del governo.

Tale progetto di rimpasto andrà ben oltre la riduzione dei posti vacanti in alcuni ministeri: alcuni ministri cambieranno e l’equilibrio del Consiglio cambierà. Questo passo getta delle ombre sulle prossime elezioni. Se molti partiti non sono ancora capaci di imporsi sul campo. lobby ed altri centri di potere stanno estendendo la loro influenza.

Le comunali rischiano di sottolineare la debolezza della rappresentanza di molti partiti e la loro assenza sul terreno. E riveleranno pure il peso dei partiti di opposizione che son soliti levare la loro voce nel consiglio dei deputati e nei media, mostrando il loro effettivo radicamento.

Nonostante tutto, qualunque sia l’importanza dei partiti che si affermeranno in tali elezioni e qualunque sia il grado di tale affermazione, questo non vuol dire che la fase seguente non continuerà ad essere caratterizzata da accordi, alleanze e compromessi. Questa è la caratteristica di tutti i periodi di consolidamento della transizione democratica e di costruzione delle basi per uno stato di diritto, rispettoso delle libertà.

Samir Hamadi è uno scrittore e professore tunisino di filosofia e scienze umane all’università di Sfax-Tunisi.

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