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“Tunisi, taxi di sola andata” di Ilaria Guidantoni

Ilaria-Guidantoni
Dal blog Con altre parole di Beatrice Tauro

Ilaria Guidantoni con questo suo lavoro, “Tunisi, taxi di sola andata”, ci porta nuovamente in Tunisia, questa volta alla vigilia delle prime elezioni post rivoluzione dei gelsomini.

Il libro, pubblicato dalle edizioni No Reply nel marzo 2012, è guidato da una domanda che viene rivolta alla protagonista “A proposito, tu perché sei qui? Per cercare di capire. Sono annoiata dell’Europa, disgustata dalla sua autoreferenzialità. La sua mancanza di curiosità verso il Mediterraneo mi irrita. Voglio ascoltare nuove voci. Forse ho soltanto bisogno di ascoltarmi fuori da quel caos”. È la risposta di Sophie, la protagonista di questo che potremmo definire un viaggio attraverso i luoghi, le atmosfere, le voci della Tunisia che si appresta a vivere le prime elezioni dopo la caduta di Ben Ali, dopo la rivoluzione cosiddetta dei gelsomini.

Nel suo peregrinare per le strade di Tunisi, dei suoi sobborghi più o meno raffinati, nei colloqui con la gente, dai tassisti ai librai, dalla partoriente ai camerieri dei caffè tunisini, Sophie disegna la geografia di un paese che si appresta a darsi una guida, diversa da quella che per decenni ha concentrato l’esercizio del potere. Attraverso questi dialoghi il lettore occidentale europeo può forse scoprire che i dirimpettai sulla sponda sud del Mediterraneo non sono poi così tanto diversi da quelli che ne popolano la sponda nord e che in fondo le preoccupazioni di tutti si accomunano in tre grandi tematiche: dignità, libertà e lavoro. Un viaggio quindi che ci può condurre a superare quei pregiudizi che si sono stratificati e che non verranno certo spazzati via in pochi anni, ma che solo attraverso la conoscenza e il confronto potranno gradualmente venir meno.

La formula scelta dalla Guidantoni è quella del romanzo che tra le righe richiama i suoi viaggi e le sue interviste attraverso la Tunisia, lasciando quindi intravedere una nota autobiografica che a tratti diventa più che evidente. Sono le sue emozioni, i suoi dubbi, le sue curiosità quelle che fa vivere a Sophie, che torna e ritorna a Tunisi per sfuggire ad un’Europa ormai quasi scollata dalla realtà.

E la prima scoperta che fa la protagonista è un forte senso di dignità nazionale “Ora il paese è nelle nostre mani, finalmente non siamo più sudditi. Possiamo recuperare la ricchezza culturale, in parte smarrita. Siamo insieme Africa, civiltà berbera, araba, mediterranea. La dittatura ha affondato tutto, fino al limite della sopportazione. Erano mesi che mi dicevo un giorno o l’altro succederà qualcosa. Il popolo sta esplodendo”. Consapevolezza della propria identità e lotta per la sua riaffermazione. Due elementi fondamentali che hanno guidato la rivoluzione e anche le successive elezioni che decretarono il successo del partito islamico moderato Ennadha.

Eppure i tunisini non sembrano spaventati dal vento del radicalismo che la vittoria di un partito islamico potrebbe portare. Ma Sophie constata che “arrivata da appena un giorno e ho respirato un’aria diversa dal solito: una spiaggia con quasi solo donne velate non l’avevo mai vista qui, eppure anche lo scorso anno ero a La Marsa e sempre nei giorni del Ramadan”. I cambiamenti sociali cominciano a palesarsi ma la gente guarda con fiducia al partito di Ennadha al quale affiderà la guida del paese. Allora anche la nostra protagonista, che conosce a fondo il paese, che lo frequenta da anni, si rende conto che comincia a muoversi qualcosa, anche nelle sue percezioni “Sento quel vento africano che qui mi era sembrato lontano. Finora ho sempre guardato la Tunisia con lo sfondo europeo, puntando lo sguardo a nord, dove il suo ‘dito’ si congiunge quasi alla Sicilia. Basta girarsi verso il grande sud. Chissà dove guardano i ragazzi tunisini, quelli giovani davvero, quelli che non hanno studiato”.

Interrogativi ai quali sarà la storia recente della Tunisia a dare risposta, fino alle più recenti notizie che ci raccontano di barconi pieni di giovani tunisini che attraversano il Mediterraneo per approdare sulle coste di un’Europa ormai profondamente cambiata, e non in meglio.