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“Tuareg” di Barbara Fiore

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tuareg fioreOggi con il nostro blog andiamo alla scoperta del misterioso mondo delle popolazioni Tuareg, che da secoli abitano le immense vastità del deserto del Sahara, in continuo movimento proprio come le dune di sabbia mosse incessantemente dal vento.

L’etnologa e africanista Barbara Fiore ci racconta la sua affascinante esperienza vissuta con una grande famiglia di Tuareg, studiandone per anni gli usi, i costumi, le tradizioni e svelando un mondo molto più progressista e moderno di quanto si possa immaginare.

Le popolazioni Tuareg e le loro gesta sono state spesso raccontate nella letteratura araba, soprattutto dopo che i Tuareg si sono gradualmente convertiti all’Islam.

Il loro nome indica un vasto insieme di nomadi berberi. L’origine del nome si fa risalire all’arabo Targa, che indica provenienza. La società Tuareg ha come elemento fondante la famiglia nucleare che si inserisce in una famiglia allargata e in un lignaggio. Più lignaggi determinano una tribù e più tribù costituiscono una federazione politica.

L’islamizzazione delle popolazioni Tuareg si è determinata già a partire dall’VIII secolo, grazie a gruppi berberi che attraverso lo scambio di merci e di schiavi mettevano in comunicazione centri musulmani già affermati come Tripoli con i regni del Sud e con le città del Sahara.

Per secoli l’elemento caratterizzante di questi popoli è stato il nomadismo. Negli ultimi decenni purtroppo, a causa delle siccità, delle guerre e delle carestie molti gruppi di Tuareg si sono trasferiti nelle periferie delle grandi città divenendo sedentari.

Questo ha di fatto messo in discussione la loro reale natura, ma non ha determinato la completa perdita di identità. Per esempio molti gruppi Tuareg cercano di perpetuare e affermare la propria identità attraverso la musica, come dimostra il Festival au Desert di cui ci racconta l’autrice e che si tiene ogni anno a Essakane, nei pressi di Timbuktu. Ricca di fascino è la descrizione dei preparativi del concerto, con le musiciste che si adornano dei loro scintillanti abiti, dei veli color indaco e delle collane in argento lavorato, con le mani e i piedi decorati con l’henné nei tradizionali ricami berberi.

Ciò che l’autrice testimonia con questo suo testo è che i popoli Tuareg, pur avendo per lo più perso la loro caratteristica nomade, tramandano le tradizioni e le usanze in ogni aspetto della vita quotidiana, nella preparazione del cibo come nella costruzione delle case, dove l’atmosfera è sempre quella di gente in cammino, nonostante la sopravvenuta stanzialità.