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Tre segni positivi in tempi bui

Zoom 8 dic tra sviluppi mondo araboDi Rami G. Khouri. The Daily Star Lebanon (04/12/2013). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo.

Ci sono così tanti segnali preoccupanti del malfunzionamento della vita politica nel mondo arabo, che è confortante notare tre sviluppi positivi avvenuti nel corso della settimana, sviluppi che ci permettono di avere una maggiore speranza in un futuro stabile e normale. Forse ci stiamo avvicinando alla fine del tunnel di incompetenza politica, brutalità e violenza che ha caratterizzato il Medio Oriente nelle ultime decadi. I tre avvenimenti sono: il tour condotto dal ministro degli Esteri iraniano, Mohamed Javad Zarif, in diversi Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG); il passaggio di una nuova bozza costituzionale egiziana che probabilmente porterà alla riduzione delle manifestazioni pubbliche contro le nuove leggi egiziane; la decisione del governo libanese di mettere la città di Tripoli sotto controllo militare per sei mesi.

Questi tre avvenimenti sono significativi per molte ragioni, ma due motivi spiccano sugli altri. Prima di tutto, nascono dal bisogno degli arabi, degli iraniani e degli altri attori interessati di creare relazioni pacifiche e pluralistiche tra i diversi gruppi settari che compongono la regione, per invertire la tendenza alla polarizzazione settaria ed agli scontri militari. In secondo luogo, dimostrano una crescente consapevolezza dell’incapacità del potere militare di offrire una sicurezza stabile e del fatto che, piuttosto, dovrebbero essere i nostri Paesi a dar vita ad una governance che generi stabilità, opportunità e prosperità basate su eguali diritti.

I tre eventi riflettono un tentativo di riparare i danni fatti nel corso degli anni dai problemi cronici del Medio Oriente, tra cui, principalmente: la mancanza di norme partecipative e democratiche, il predominio delle forze militari sui governi civili, la crescente polarizzazione delle linee settarie ed etniche, la lenta disgregazione dei confini di alcuni Paesi e l’aumento dei flussi di rifugiati, degli spostamenti interni e delle zone di caos che forniscono un terreno fertile per i militanti legati ad al-Qaeda e i terroristi salafiti, proliferati nella zona di confine tra la regione ovest dell’Iraq, nel nord-est della Siria e nel nord del Libano.

Non possiamo combattere questi terroristi e militanti radicali militarmente, come gli Americani hanno scoperto. Dopo un decennio di “guerra al terrorismo” che ha ucciso decine di terroristi, al-Qaeda e i suoi alleati hanno aumentato il numero delle loro reclute. Questo nemico comune può essere combattuto solo dando vita a sistemi di governance legittimi e pluralistici, che garantiscano i diritti politici e socioeconomici dei cittadini e riducano le spaccature settarie generatrici di scontri e caos.

Questi sono i risultati a cui speriamo porteranno gli eventi riguardanti Zarif, il governo libanese e la costituzione egiziana. Non c’è garanzia che una delle tre iniziative avrà successo. C’è ancora la possibilità che alcuni paesi arabi seguano il percorso di frammentazione nazionale e collasso tracciato negli ultimi anni dalla Somalia e parte di Yemen, Palestina e Iraq. Ma non credo che questo accadrà, perché gli ultimi tre anni hanno indicato chiaramente che la maggior parte dei cittadini arabi, iraniani, turchi e curdi della regione vogliono civiltà, ordine, sicurezza, cittadinanza, prosperità e coerenza e integrità nazionale.

Sembra che sia stato utilizzato ogni mezzo possibile per evitare tutto ciò negli ultimi decenni, ma ora torniamo a esplorare i campi della diplomazia, della democrazia e della decenza umana che risiede nel cuore di tutti i popoli del Medio Oriente ma che, fin’ora, non ha mai avuto l’opportunità di esprimersi nella sfera pubblica.

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