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La tragedia di Gaza

Di Salman Aldossary. Asharq al-Awsat (14/07/2014). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi.

La scena si ripete. Cambia lo scenario, ma la storia è sempre la stessa. Hamas provoca Israele e quest’ultimo risponde ad uno con mille colpi. Israele non trova chi sta cercando e riversa la sua rabbia sull’innocente popolo palestinese. Uccide centinaia di persone, ne ferisce migliaia e distrugge case, facendole crollare addosso a chi le abita.

Ancora qualche giorno e la guerra finirà. I leader di Hamas usciranno dai nascondigli sotterranei e torneranno alle loro postazioni con miliardi di dollari di aiuti umanitari nelle tasche. Nel frattempo, il popolo palestinese ricucirà le sue ferite in attesa della prossima aggressione, che non sarà meno barbarica dell’ultima.

La soap opera di Hamas e l’arroganza di Israele non sono una novità. La risposta israeliana, illegale e moralmente eccessiva, continua. La difesa americana del suo eterno alleato è del tutto prevedibile. La debolezza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è ormai la regola, non l’eccezione. L’esitazione della comunità internazionale è la stessa da cinquant’anni. Le nazioni arabe si riuniscono, ma non forniscono soluzioni. I potenti, invece, impongono sempre le loro di soluzioni, impedendo al mondo di fare il suo dovere contro l’aggressività israeliana.

I palestinesi hanno solo dieci minuti di preavviso per lasciare le loro case, prima che un missile israeliano arrivi. Intanto il leader di Hamas, Khaled Meshal, invita gli abitanti di Gaza a “resistere inflessibili” – lui da Doha.

L’Iron Dome difende Tel Aviv e le altre città dai missili di Hamas. La macchina da guerra israeliana continua ad infierire inesorabilmente su Gaza. Hamas resiste usando gli abitanti della Striscia come scudo. Israele protegge il suo popolo massacrando i palestinesi. La maggior parte degli obiettivi sono civili. Decine di morti sono civili.

Un’andata di collera attraversa il mondo arabo, ma gli attacchi precedenti dimostrano che la rabbia e il dispiacere non dureranno a lungo. Gli israeliani uccideranno ancora e distruggeranno le già deboli infrastrutture di Gaza.

Presto i jet israeliani torneranno alle loro basi e anche Hamas smetterà di lanciare razzi. Chi ne fa le spese sono i palestinesi, che non hanno le decisioni nelle loro mani. C’è chi ha deciso di combattere nel loro nome e chi li incita a resistere mentre si trova al sicuro. Hamas vedrà i suoi fondi aumentare grazie agli aiuti umanitari e canterà vittoria. Ma a quale costo?

Gli osservatori sono scioccati da quanto siano limitate le perdite israeliane rispetto a quelle palestinesi, eppure ciò che conta è che si levino slogan inneggianti la resistenza – musica per le orecchie, a prescindere da quanto siano catastrofici i risultati.

Hamas è da biasimare per questo comportamento? Certamente sì. Israele ha reagito in modo eccessivo? Indubbiamente sì. Ma quando mai Israele ha mostrato rispetto per il diritto internazionale? E quando mai Hamas ha evitato di speculare sul sangue del suo popolo?

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