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Il traffico di organi in Iran: uno sguardo dall’interno

Di Ellie Karoubi, Your Middle East (23/10/2014). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

L’Iran oggi è l’unico Paese al mondo che consente un traffico legale di organi umani. Basta portarsi per le vie di Teheran ed essere disturbati dai graffiti sulle mure della città che pubblicizzano la vendita di organi, accompagnati da gruppo sanguigno e numero di telefono della persona da contattare. Alcuni siti web diventano dei veri e propri mercati di compravendita per acquistare un organo, o un rene in questo caso, al miglior prezzo.

Se da un lato vi è chi incoraggia tale pratica, dall’altro, troviamo forme di proteste. Ad esempio, un artista di strada iraniano conosciuto come Black Hand, ha di recente ritratto l’immagine di un rene messo all’asta, oppure, anche a livello cinematografico, nel film The Final Whistle (2011), in cui una giovane donna è disposta a vendere il proprio rene pur di salvare la madre accusata di omicidio.

La maggior parte degli iraniani considera tale commercio ripugnante; tuttavia, bisogna riconoscerne dei vantaggi. Innanzitutto, l’Iran di certo non deve far fronte ad una carenza di reni, come accade nel Regno Unito, dove ogni anno muoiono 300 persone, e altre 6000 sono in lista d’attesa per un trapianto. Di contro, uno degli argomenti di oppposizione riguarda quei tanti iraniani che non possono sostenere una tale spesa, il ché crea ulteriore squilibrio tra ricchi e poveri. Per questo, un tipo di sistema legislativo basato sul “consenso presunto” potrebbe risultare efficiente in Iran e consentirebbe di diminuire la disparità tra classi privilegiate e non. Assisteremo ad una rivalutazione delle vite umane, e al riconosimento del naturale diritto alla vita per tutti. Tale legislazione comporterebbe l’obbligatorietà alla donazione di organi, e la possibilità di rifiutare.

Oggigiorno, la donazione di organi ha perso il suo significato originario di atto caritatevole e altruista, come accadeva due decenni fa in Iran. Al termine “organo” si attribuisce un’accezione economica. Di fatti, la crescita di tale mercato è evidenziata dalle parole di Hamed, un 24enne iraniano, che ha venduto un suo rene. Egli afferma: “la pressione economica che viviamo in Iran ha reso il traffico degli organi piuttosto semplice. Dall’aumento dei prezzi alimentari all’affitto, la popolazione vive una situazione di tensione. Personalmente, non ho mai pensato di vendere un rene, ma la società ti obbliga a farlo. In fin dei conti, sono libero di decidere cosa fare del mio corpo, anche se questo significa vendere un rene appunto. E alla fine della giornata, non posso dire di aver violato la legge”.

 

Ellie Karoubi studia Legge alla Quenn Mary University a Londra. Ha un particolare interesse alla ricerca e analisi di questioni di natura legale in Medio Oriente e soprattutto in Iran.

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