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Tra Egitto e Marocco

Marocco - crisi di governoDi Mohammad al-Ashab. Al-Hayat (15/07/2013). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi

Non c’è un legame diretto tra quanto sta succedendo in Egitto e la crisi di governo in Marocco. Ma la politica che non guarda oltre i propri confini non può riuscire a prevenire ciò che sta per accadere.

L’impeachment del presidente egiziano Morsi ha evidenziato le falle dell’amministrazione islamista nel periodo di transizione seguito alla Primavera araba. Nonostante la crisi di governo in Marocco preceda la rivolta di un ampio segmento della popolazione egiziana, l’irrequietezza nei confronti degli islamisti al potere sarebbe in ogni caso culminata in travolgenti proteste.

Nel caso del Marocco, l’esecutivo non ha più la maggioranza, ma non ha perso la capacità di gestire la situazione in un’ottica politica, in cui la Costituzione del luglio 2011 fa ancora da arbitro giuridico e politico. Mentre nelle strade egiziane il dibattito riguarda la nozione di legittimità e la gestione della fase successiva alla caduta del regime, i marocchini sono alla ricerca di un modo per assicurare la maggioranza e, se non dovessero trovarlo, andranno a elezioni anticipate.

Si può ritenere che l’attuale panorama partitico non ha subito cambiamenti significativi, almeno secondo i risultati delle precedenti elezioni suppletive. Di conseguenza, al momento l’unica strada possibile è cercare di gestire la relazione tra le componenti di una nuova potenziale maggioranza, dopo che  il partito Istiqlal si è ritirato dall’esecutivo.

Il partito islamista Giustizia e Sviluppo, attualmente alla guida del governo, nel dichiarare che non ha problemi a collaborare con qualsiasi partner politico, compresi i più acerrimi avversari, non fa che mettere in pratica l’abc della lezione tratta dall’esperienza egiziana. Ciò sarebbe di certo fuori discussione se il partito non si fosse trovato a scegliere tra il male e il peggio, eppure bisognerà vedere se sarà davvero in grado di superare i diversi antagonismi. In questo senso, i momenti di crisi offrono l’opportunità di trasformare le difficoltà in un successo.

Il partito Giustizia e Sviluppo, così come altre formazioni islamiste, ha beneficiato dello slancio offerto dalla Primavera araba, pur avendo preso le distanze dal movimento di protesta del 20 Febbraio. Anzi, si può dire che è sulla buona strada per assimilare gli errori dei suoi omologhi, a maggior ragione perché in Marocco le trasformazioni in atto sono caratterizzate da maggiore flessibilità e sensibilità di fronte alla rabbia delle strade. Questa stessa formula – riforme sì, ma mantenendo la stabilità dello stato – può dunque essere applicata all’attuale crisi di governo.

La domanda ora non è più cosa farà il partito al governo per assicurare una maggioranza parlamentare che duri per tutto il mandato, ma come affronterà il problema l’opposizione. Forse la risposta migliore sta nel riavvicinamento tra il partito Istiqlal e l’Unione Socialiste delle Forze Popolari. Anzi, uno dei risultati della crisi di governo sembra proprio l’aver infuso nuova linfa nell’opposizione, con possibili effetti sulla creazione di nuovi poli che tenteranno di imporsi come una forza de facto.

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