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“The Secret Life Of Muslims”: una nuova serie per abbattere gli stereotipi (video)

Di Antonia Blumberg. Huffington Post Religion (4/11/2016). Traduzione e sintesi di Giusy Regina

L’attore Ahmed Ahmed, per metà egiziano e per metà americano, ha trascorso i primi anni della sua carriera interpretando ruoli di terroristi e “cattivi” in generale, incarnando tutti quegli stereotipi che hanno portato all’emarginazione dei musulmani e degli arabi negli ultimi decenni. Ma ad un certo punto ne ha avuto abbastanza.

“Ho chiamato il mio agente e gli ho detto di non chiamarmi più per interpretare parti del genere, e il telefono ha smesso di squillare”. Lo racconta lo stesso Ahmed nel primo episodio della nuova serie per il web The Secret Life Of Muslims (La vita segreta dei musulmani).

Dopo un periodo di attesa, l’attore ha trovato una sua nuova dimensione nel cabaret. Facendo questo, ha avuto l’occasione di avere finalmente una voce per raccontare cosa significhi essere musulmano oggi, ma in modo ironico e divertente. È nata così l’idea della serie.

“La storia di Ahmed cattura in un’istantanea il senso di che cosa voglia dire essere musulmano in America oggi”, ha detto Joshua Seftel, il regista della serie, nominato agli Emmy Awards. La serie ha debuttato lo scorso mercoledì su Vox e mira a “sovvertire gli stereotipi e a rivelare la verità sui musulmani americani: carriere affascinanti e talenti inaspettati”. E ha aggiunto: “Ho visto come i musulmani americani vengono descritti nei media e a Hollywood e da lì abbiamo avuto l’idea di fare questa serie di cortometraggi che permette alle persone di raccontarsi a parole loro”.

E il tutto non poteva arrivare in un momento migliore: secondo un sondaggio del 2015 di HuffPost/YouGov, il 53% degli americani ha una visione molto negativa dell’islam e, secondo un altro sondaggio più recente, oltre il 45% degli americani adulti ritiene che i musulmani non condividono con loro la visione della società statunitense. Ma non c’è da sorprendersi, considerata l’immagine che ne danno regolarmente cinema e televisione. Ma, si chiede Ahmed, dove sono i musulmani medici, amici, ragazzi della porta accanto?

Il regista, che è ebreo, ha detto che questa serie ha una valenza personale anche per lui. “Sono cresciuto in una parte di New York dove non c’erano molti ebrei e ho affrontato la discriminazione e un po’ di bullismo per il semplice fatto di essere un bambino ebreo. Se riuscissimo quindi a contribuire nella creazione di una maggiore comprensione, ne saremmo felici”.

Antonia Blumberg è redattore ad Huffington Post Religion.

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