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Teheran e le scadenze dell’inverno decisivo

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Sarà questo l’inverno decisivo per l’Iran? Alla luce dei tanti segnali lanciati dal Paese nei confronti degli abitanti della regione e a livello internazionale, sembrerebbe di sì.

Di Emil Amin. Al-Sharq Al-Awsat, (14/11/2017). Traduzione e sintesi di Flaminia Munafò.

L’Iran continua a sfidare la comunità internazionale e le risoluzioni ONU che impediscono al Paese di estendere, vendere o trasportare armi fuori dai propri territori senza una precedente approvazione del Consiglio di Sicurezza. Lo stesso vale anche per la concessione di armi ai ribelli Houthi in Yemen, con cui contribuisce a peggiorare le condizioni del conflitto.

L’invito di Washington degli ultimi giorni ad una mobilitazione di tipo internazionale contro l’Iran è solamente una convenzione retorica, e le conseguenze dei colloqui svolti presso il Consiglio di Sicurezza sottolineano un aspetto molto importante, soprattutto dopo che Teheran è diventata un grosso ostacolo alla stabilità globale. Gli USA, infatti, vedono negli ultimi attacchi missilistici houthi in Arabia Saudita una minaccia alla sicurezza regionale che impedisce all’ONU di porre fine al conflitto. Questa volta l’America ha completamente ragione: il missile lanciato in direzione dell’aeroporto di Riad è infatti tecnologicamente molto avanzato e nel Paese non erano presenti armi del genere prima dell’inizio del conflitto con il governo yemenita.

Come ha già affermato l’erede al trono saudita, Mohamed Ben Salman, la situazione non può essere messa a tacere poiché si è di fronte ad una specie di nemico militare o dichiarazione di guerra all’Arabia Saudita e ai suoi cittadini. L’origine dei missili è ovviamente l’Iran, per questo è stato necessario un richiamo delle Nazioni Unite.

Il conflitto con l’Iran, come è stato sottolineato più di una volta, si basa in primo luogo su fattori di tipo etnico: ancora non è stato dimenticata l’epoca dei conflitti tra l’Impero persiano e gli arabi nel corso della storia. Questa teoria è confermata dalle dichiarazioni di Rohani all’agenzia iraniana Tasnim, in cui il presidente sostiene in un discorso rivolto all’Arabia Saudita che le grandi potenze non sono mai state in grado di conquistare l’Iran. Il sogno più grande del Paese è infatti quello di presentarsi al mondo come il leader della regione, tuttavia sfugge un dettaglio: lo Stato regionale deve fornire delle sicurezze. In primo luogo, la stabilità interna e la mancanza di nemici o conflitti all’interno dei suoi confini; in secondo luogo, possedere contatti con tutte le parti mondiali in conflitto, e, infine, affrontare i problemi che sorgono attraverso le regole del diritto internazionale e non cercando di dominare attraverso il proprio progetto ideologico trascurando i contesti internazionali.

Forse è ancora presto per parlare di scenari di scontri militari con l’Iran, tuttavia la palla di neve iraniana sta rotolando molto velocemente e quando colpisce il fondo, la si vede da lontano, specialmente dopo gli eventi del Consiglio di Sicurezza. Per questo motivo, la tendenza attuale è quella di imporre nuove sanzioni al Paese e ai suoi alleati nello Yemen e nel Sud del Libano.

La realtà è che Teheran non è intimidita dai provvedimenti del mondo intero di fronte ad una situazione di minaccia alla pace internazionale: la guerra rimane senza dubbio una possibilità e una realtà.

Emil Amin è uno scrittore egiziano.

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