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Tayeb Laidi, il calligrafo algerino che rende le lettere arabe esseri alati

In copertina l’opera calligrafica “La Farfalla” di Tayeb Laidi

Di Abd el-Razzeq Boukba. Al-Araby (27/09/2014). Traduzione e sintesi di Claudia Avolio.

Le lettere dell’artista algerino Tayeb Laidi si trasformano in un essere alato, che canta e volteggia fino a posarsi sugli alberi della parola, conferendole significati e colori diversi da quelli riconosciuti dai dizionari. Tayeb Laidi (1971) è giunto all’arte della calligrafia dall’arte del ritratto: è diventato esperto, in questo campo, nel catturare i tratti della lingua araba. Ha mantenuto la stessa attitudine: la lettura della vita nei tratti, proprio come la leggeva nei tratti dei volti degli esseri umani.

claudiaConsacrandosi a questa inclinazione, ha intrapreso il cammino percorso dalle esperienze della più importante poetica Sufi, in particolare di Abu Madyan Shua’yb, Ibn ‘Arabi e l’emiro Abd al-Qader al-Jazairi. Le scelte con cui dà colore alle passioni dell’essere umano trascendono dalla sua terra fino al cielo: “La poesia è un’arte particolare perché si basa sulla sintesi, esprime l’immenso in uno spazio assai ristretto, e salta al chiacchericcio fatto di segnali”.

Nelle sue opere, Tayeb Laidi lavora per umanizzare le lettere piantandovi al centro dei visi. Così facendo, gli osservatori non saranno consapevoli di chi esprime l’altro – cioè se il viso o le lettere postegli attorno. “Siamo abituati a costruire i significati inserendoli nelle parole e nelle lettere per esprimere i diversi bisogni che abbiamo,” dice l’artista, “Ma l’arte ci insegna ad attingere i nostri significati proprio dalle lettere. Perché cos’è l’essere umano alla fine se non parole e lettere che pronuncia o scrive?”.

Poi aggiunge: “Da piccolo leggendo i libri immaginavo che le lettere in sé fossero già racconti. Fino ad oggi non ho mai smesso di affrontare la lettera come un racconto che contiene in sé tutti gli elementi e le passioni. Noi dobbiamo uscire dalla logica secondo cui la lettera scissa dalla parola non significa nulla”. L’impatto dell’ambiente desertico da cui proviene Laidi appare evidente nella sua esperienza artistica, sia in quella calligrafica che in quella figurativa.

Si riscontra nella sua attitudine per colori che parlano di terra e sole, come pure nel suo impiego di simboli locali arabi ed amazigh. “L’arte è un dato spirituale par excellence, perciò è naturale che nell’esperienza artistica si riflettano i simboli associati all’infanzia”. L’artista spiega che “Sin da piccolo ho sempre cercato di immergermi nei tratti umani, alla ricerca dei loro segreti: il tratto è la parte frontale del segreto”.

Il 2010 è stato l’anno in cui Tayeb Laidi ha intrapreso un viaggio di ricerca profonda dei significati più intensi che albergano nello spazio e nell’essere umano. La lettera, in questo senso, si offre come un campo modello per questi significati: “La lettera non si può reprimere, è al contrario esplosiva, ed è sufficiente a liberare sé stessa dal significato preconfenzionato per esprimere questioni che non verrebbero mai in mente”.

“Io provo a trovare immagini umane nuove a cui l’occhio dell’osservatore non è abituato,” prosegue l’artista, “per dare prova del fatto che il nostro retaggio arabo ha ancora molto da offrire alla cultura del mondo. E che la calligrafia araba è ancora aperta al rinnovamento, anche se è generata da forme predefinite”.

Il ricercatore Habib Mounsi ha scritto circa le opere di Tayeb Laidi: “Trovo che abbiano un lato sacro che traspare dalle lettere e dalle espressioni di cui si compongono, coi colori sparsi in ogni direzione. Così l’occhio ha bisogno di spaziare in un movimento senza fine, perché ad ogni curva la lettera assume una forma, un colore, un’espansione e una predominanza”.

Tayeb Laidi ha ricevuto importanti riconoscimenti classificandosi tralaltro primo nell’ambito delle “Giornate Nazionali della Calligrafia Araba” del 2011 in Algeria  e ricevendo il primo premio per le arti figurative durante la “Dubai al-Thaqafiyya (Dubai culturale)” del 2013.

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