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“Solo la Svezia può salvarci”: storia di tre palestinesi bloccati ad un confine

Di Kotada Ab Yonus. Al-Tid (22/05/2014). Traduzione di Claudia Avolio.

Tre rifugiati palestinesi giunti dalla Siria rischiano di essere fatti rientrare nel Paese ora che i loro visti per il Libano sono scaduti. Secondo gli uomini, ad aspettarli ci sarebbero pene detentive e forse anche la morte, dato che due di loro sono sfuggiti al servizio militare in Siria. Dopo essere riusciti ad inviare una richiesta d’asilo all’ambasciata svedese in Libano, la Svezia è forse la loro ultima speranza.

La polizia di frontiera libanese ha lasciato i tre uomini fuori dal territorio libanese il 3 maggio scorso. Ora vivono al confine tra Siria e Libano, nella zona di libero scambio Jdeideh. Da qui sono riusciti a contattare il quotidiano Al-Tid. Sono tutti e tre di Yarmouk, il più grande campo di rifugiati palestinesi della Siria. Il più giovane, Mustafa, ha 21 anni e racconta che le autorità siriane vogliono che svolga il servizio militare, ragione per cui non può tornare in Siria.

“Potremmo ammalarci presto, dormiamo sul pavimento senza coperte e non abbiamo che pochi vestiti. Tra poco non avremo più soldi per comprare da mangiare”, dice Mustafa. Poi c’è Adham, 26 anni, tecnico del computer. Ha spiegato al telefono perché non vuole rientrare in Siria: “L’esercito mi cerca da più di un anno, vogliono che faccia il servizio militare. Se rientro, starò in prigione per 20 anni o forse verrò giustiziato”.

Il fratello del più giovane dei tre si chiama Hosam, ha 36 anni ed è padre di cinque figli. Racconta di come l’esercito abbia messo in prigione molti componenti della sua famiglia ed è per questo che teme un destino simile per sé stesso: “Tutti i miei cugini sono stati incarcerati per ragioni politiche in Siria. Ho paura che se rientrassi, succederebbe lo stesso anche a me”.

I tre uomini avevano appena acquistato i biglietti per la Libia prima di essere catturati dalla polizia. Dalla Libia sarebbero giunti in Europa affidandosi a dei trafficanti di rifugiati, ma ora ripongono tutte le loro speranze nella Svezia. “La Svezia è la nostra ultima opportunità di non essere rimandati indietro. La Croce Rossa e alcune altre organizzazioni non sono state in grado di aiutarci. Se la Svezia approva la nostra richiesta, non dovremo tornare in Siria. Questa è la nostra ultima speranza”.

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