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È sufficiente cancellare il “premio dello stupro” in Giordania?

L'immagine è una vignetta di Osama Hajjaj
Dopo le richieste della società civile, le raccomandazioni della casa reale e la proposta del governo di abolire l’articolo 308 del Codice Penale, il Parlamento giordano ha abrogato la previsione di impunità per lo stupratore nel caso di matrimonio con la vittima

L’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Araby (02/08/2017). Traduzione e sintesi di Flaminia Munafò

Le organizzazioni per i diritti umani e buona parte dell’opinione pubblica giordana definivano l’articolo 308 del Codice Penale un “premio” per lo stupratore: questo non solo permetteva l’esonero dalla pena del reato, ma obbligava la donna che aveva subito la violenza a vivere in maniera forzata con colui che l’aveva aggredita.

L’argomento di difesa dell’articolo era ed è ancora concentrato sul disagio che deve subire la donna nell’ambiente sociale che, oltre alla violenza commessa contro di lei, la taccia di vergona e la trasforma in una vittima permanente esclusa dalla vita pubblica, per non parlare della violenza dei parenti che si vendicano contro colei che ha provocato il disonore della famiglia. D’altro canto, nella maggior parte dei casi, il matrimonio forzato finisce con il divorzio dopo sofferenza, sfruttamento, disprezzo e violenza; i figli nati dallo stupro o dal matrimonio vivono una bomba ad orologeria in cui il padre è uno stupratore e la madre è sottomessa alle sue azioni.

La forte polemica popolare ufficiale generata dall’articolo riguarda lo scontro di questo con le credenze e le tradizioni dalle profonde radici nella società giordana, oltre che con questioni politiche latenti che non si limitano alle comunità arabe o islamiche ma nelle quali sono più gravi e diffuse. La maggior parte delle opinioni vede in quello che è successo una svolta positiva senza precedenti che dà un aspetto civilizzato alla gestione, alla governance e alla legislazione in Giordania, paragonabile all’evoluzione delle leggi che proteggevano chi commetteva un crimine in nome dell’onore: secondo i rapporti, infatti, circa 25 giordane ogni anno vengono uccise in nome dell’onore e senza investigazioni, indizi e nemmeno in caso di sospetti.

Questa legge è quindi un passo positivo che aprirà la strada ad altri progressi necessari per eliminare l’ingiustizia nei confronti delle donne, in particolare per la questione legata alla custodia dei figli e alla partecipazione della donna nella loro tutela. Tra le questioni importanti c’è anche la necessità di concedere al marito e ai figli la nazionalità giordana e di eliminare la sofferenza di decine di famiglie in cui i figli non possono richiedere la nazionalità della madre. Negli ultimi anni questo problema è aumentato considerevolmente quando è stato impedito ai figli di origine palestinese e siriana di accompagnare le loro madri giordane nel Regno per fuggire dalle terribili condizioni di guerra; la Giordania non è la prima in questo senso, il Marocco infatti l’ha preceduta il 9 gennaio 2014 eliminando il secondo comma dell’articolo 475 del Codice Penale che prevedeva la possibilità di far sposare l’assalitore con la vittima per permettere l’impunità.

Nonostante l’importanza di eliminare l’articolo 308 per diminuire l’ingiustizia nei confronti della donna giordana, ciò che non cambia è che questa rimane una vittima di un sistema giuridico, sociale, culturale e religioso che supera i limiti nazionali e riguarda tutto il mondo arabo. Sebbene la donna araba sperasse in un cambiamento delle sue condizioni verso una maggiore libertà grazie alla Primavera Araba, essa ha dovuto pagare il prezzo aggiuntivo del suo fallimento e della trasformazione in continue guerre. I rapporti mostrano che l’aumento della percentuale di stupro è dovuto allo scontro tra le parti in guerra, che lo utilizzano come strumento di minaccia.

Tra i due tipi di stupro – quello predominante in guerra e quello stabilito per motivi sociali – la donna araba rimane una vittima in attesa di un barlume di speranza da un movimento di cambiamento o dall’abolizione di un articolo legislativo che per logica non doveva per niente esistere.

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Photo Credit: L’immagine è una vignetta di Osama Hajjaj

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