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Strateghi degli attentati politici

Motallak Saoud al-Motayri (Elaph – 16/06/2012). Traduzione di Carlotta Caldonazzo

Il successo delle correnti e dei gruppi legati all’islam politico si spiega con la loro capacità di indurre le masse a giudicarli in base agli slogan e non alla pratica politica. In tal modo i loro sostenitori si lasciano guidare dalle etichette che queste fazioni politiche dettano, senza considerare le conseguenze di una loro vittoria. Un esempio, lo slogan arcinoto dell’attuazione della legge islamica: parole sante cui ogni musulmano devoto non può che accordare il proprio consenso e la propria fiducia. Se chiediamo ai suoi fautori come si possa garantirne l’applicazione dovremo accontentarci dei dogmi di fede, visto che la legge islamica non è suscettibile di emendamenti. Intanto alcuni non hanno nulla in contrario con i matrimoni tra un cristiano e una musulmana, altri non credono che l’ “Occidente” sia ipocrita se non per il fatto che consente alle donne di girare nude per le spiagge, altri mantengono ottimi rapporti con l’Iran, senza neppure criticarne il governo e senza opporsi al sostegno che assicura al regime siriano, che pure combatte la scuola sunnita anche con l’arma dello stupro.

Congratulazioni a queste correnti che sono riuscite a “sensibilizzare” e mobilitare i loro corpi senza cervello. Dopo averne fatto delle bombe pronte a esplodere in ogni terra che coltivano, ora cercano di farne ordigni politici pronti a scoppiare in faccia a chiunque si opponga alla politica di questi strateghi della morte politica, che si ritengono gli unici ad avere il diritto di esportare morte, scandali e ipocrisia a chi ha perso la volontà e il rispetto per realizzarla. Il progetto di questi capipopolo non è molto diverso dal passato, quando da riunioni segrete uscivano ordini di morte che lasciavano a terra fautori e detrattori. Da simili convivi oggi escono ordini per soldatini pronti a innescare incendi politici e a diffondere gli scandali nelle reti sociali e per le strade. Sbocco naturale della volgarità, della rinuncia alla dignità e alla stessa umanità dell’uomo, coronamento dello sfruttamento cinico della religiosità islamica.

Quando spieghiamo loro che gli Usa stanno aprendo un dialogo con i Fratelli Musulmani, i loro seguaci iniziano a infiammarsi, pronti a immolarsi per gli slogan dei loro capi. Solo perché intendevamo invitarli all’uso della ragione e non solo dei loro corpi votati al sacrificio sotto richiesta. Eppure abbiamo mostrato loro le prove di questa insolita alleanza: la stessa esistenza di persone pronte a sacrificarsi per i loro capi, testimonianze in tutte le lingue nei verbali delle riunioni, nelle tasche dei vestiti, nei turbanti. Le prove le hanno Khaled Meshaal, l’Iran, el-Eryan, il Dipartimento di Stato Usa, sono sepolte con Saddam Hussein, nei documenti sull’occupazione del Kuwait. Ma come possono questi corpi leggerle senza un cervello?

Secondo Abdullah al-Nafisi, pensatore islamico, “gli Usa sono soddisfatti dei Fratelli Musulmani perché cercano alleati: i Fratelli Musulmani hanno in pugno le masse ma non hanno esperienza, un vuoto che Washington intende colmare”. Dopo aver cancellato la coscienza delle loro masse, possono le correnti dell’islam politico servire i teorici del caos costruttivo?