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Storie dalla rivoluzione egiziana: un film, un libro e un giornalista

Zoom 15 ott EgittoDi Raghida Dergham. Al-Hayat (11/10/2013). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Chi plasma l’opinione pubblica deve guardare il film documentario The Square per capire il ruolo svolto da piazza Tahrir nel forgiare una nuova identità egiziana e nel porre le basi per l’Egitto di domani. In questo film, la regista Jehane Noujaim narra la storia della piazza diventata fonte di ispirazione per la gioventù egiziana che ha rovesciato due presidenti in un solo anno, ha resistito alla dittatura dei militari e ha svelato la corruzione dei Fratelli Musulmani, nonché il loro tradimento della democrazia. Con intelligenza e toccante umanità, questo film sfida coloro che hanno deciso di ridurre quello che è successo in Egitto a un colpo di Stato contro le elezioni e la democrazia.

C’è poi il libro La vostra fatwa non si applica qui di Karima Bennoune, autrice algerino-americana e professoressa universitaria. Questo libro racconta sia le storie di donne e uomini che hanno sfidato il fondamentalismo islamico estremista che le vicende di coloro che indossano l’abito della moderazione. Dai medici agli avvocati, dai giornalisti agli attivisti dei diritti umani, vi è un chiaro filo conduttore in questo libro: il ruolo delle donne nella lotta contro l’estremismo in Tunisia, in Mali, in Afghanistan, in Algeria, in Egitto e altrove.

È inoltre necessario informarsi su quanto accaduto a Khaled Dawoud, giornalista del quotidiano Al-Ahram. Khaled, mio ex collega alle Nazioni Unite, è tornato in Egitto per testimoniare la nascita della rivoluzione. Si è dimesso dal Fronte di Salvezza Nazionale, di cui era il portavoce, due giorni dopo gli eventi di Rabia al-Adawiya e Piazza Al-Nahda, per protestare contro l’uso eccessivo della forza da parte della polizia contro i manifestanti dei Fratelli Musulmani e gli altri sostenitori di Morsi.

La scorsa settimana, mentre guidava la sua auto, si è imbattuto per caso in una manifestazione a sostegno dell’ex presidente Mohamed Morsi. Dopo che un manifestante lo ha riconosciuto urlando: “È Khaled Dawoud, l’infedele del Fronte di Salvezza!”, si è trovato circondato da oltre quaranta persone armate di coltelli ed è stato ferito.

Khaled Dawoud, dispiaciuto che il ragazzo colpevole di averlo accoltellato passerà i prossimi 15 anni in prigione invece di andare a scuola o farsi una famiglia, insiste nel criticare le forze di sicurezza, le quali affrontano le proteste della Fratellanza con qualche gas lacrimogeno seguito da una raffica di proiettili. Il giornalista chiede che la polizia e il governo diano più valore alla vita umana, che si smetta di fare un uso eccessivo della forza e di cedere alle provocazioni del movimento islamista, ormai esperto nel promuovere immagini orribili per poter affermare di esserne vittima.

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