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Gli Stati non arabi “capiscono meglio” la causa palestinese

Bandiera palestinese - Palestina
I Paesi più lontani geograficamente sono più vicini a livello umano alla causa palestinese rispetto ai regimi sunniti arabi

Di Mohammad Ayesh. Middle East Eye (24/12/2016). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini.

Quattro Stati non arabi hanno promosso la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che condanna le attività di insediamento israeliane. Questo dopo che l’Egitto ha deciso di ritirare la bozza e ha persino provato a ostacolarla durante la votazione.

Fonti israeliane hanno rivelato ciò che è realmente accaduto dietro le quinte, confermando che la posizione egiziana è cambiata dopo alcune proteste del governo israeliano e in seguito a una chiamata ricevuta dal presidente americano eletto Donald Trump per il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi.

Se non fosse stato per quattro Paesi non arabi, l’Egitto sarebbe riuscito a salvare Israele. Il Senegal e la Malesia, insieme alla Nuova Zelanda e al Venezuela, hanno promosso la bozza di risoluzione a sole 24 ore dal ritiro dell’Egitto. Alla fine, il Consiglio ha approvato la risoluzione con una maggioranza di 14 voti su 15. Nessuno dei membri permanenti ha usato il diritto di veto e gli Stati Uniti si sono limitati ad astenersi.

Questa risoluzione è la prima nel suo genere negli ultimi 36 anni. L’ultimo tentativo era stato fatto nel 2011, ma gli Stati Uniti avevano imposto il veto. L’approvazione odierna indica che l’approccio verso Israele sta cambiando, anche se gradualmente, in particolare per quanto riguarda gli insediamenti. L’Unione Europea, per esempio, ha previsto un’etichettatura diversa a seconda che il prodotto provenga da questi ultimi o da Israele.

Il Paese, inoltre, sta perdendo potere a livello diplomatico, diventando sempre più isolato nell’arena internazionale. Neanche i lobbisti e i media, infatti, sono riusciti a far valere la loro voce.

Bisogna notare anche che i quattro paese che hanno sostenuto la risoluzione fanno parte di quattro continenti diversi. Uno di questi, la Nuova Zelanda, è quello che si trova più lontano geograficamente rispetto alla regione araba, dimostrando così, che la causa palestinese è una problematica globale ormai.

Non ci sono dubbi, poi, che la risoluzione sia stato un messaggio di Barack Obama verso Benjamin Netanyahu. Il presidente americano ha sempre avuto grandi speranze riguardo la questione palestinese, augurandosi che si potesse raggiungere una soluzione durante il suo mandato.

La risoluzione del Consiglio di Sicurezza rappresenta uno sviluppo strategico, nonostante non soddisfi a pieno tutte le aspettative del popolo palestinese e non garantisca loro i pieni diritti. Israele la ignorerà e basta.

Ciononostante, costituisce una dura sconfitta per i media e la macchina politica israeliana e un cambiamento per la questione palestinese, che si sposta al di fuori della cornice araba, diventando centrale per il mondo intero.

Ancora più importante, arabi e palestinesi devono capire che non possono dipendere dai loro leader. I Paesi più lontani geograficamente, stanno diventando più vicini eticamente e umanamente alla causa palestinese, quando i più strategici regimi arabi sunniti si stanno allontanando sempre di più.

Mohammad Ayesh è un giornalista arabo che vive a Londra.

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