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La solitudine della sinistra israeliana

Di Yossi Sarid, Haaretz (24/10/2014). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo.

Quando mi hanno chiesto di firmare l’appello al parlamento britannico per il “riconoscimento dello Stato di Palestina insieme allo Stato di Israele”, non ho esitato un istante. Dovevano sapere che esistono molti israeliani che la pensano diversamente, che credono che “la sicurezza di Israele dipende dall’esistenza e dalla sicurezza duratura di uno Stato palestinese”.

L’infaticabile sovversione della politica ufficiale da parte mia e dei miei compagni di partito non è nata ieri. Quando ero membro del parlamento, e anche prima, venivo considerato parte della “sinistra radicale”, e nonostante questo ho provato a incitare personaggi di altri Paesi contro i miei stessi concittadini. Se i seminatori di discordie del movimento Im Tirtzu avessero fondato prima le loro “guardie sioniste della democrazia”, avrebbero svelato e biasimato il mio vero volto da molto tempo. Così avrei scritto a chiare lettere la loro disapprovazione come fossero una lettera di elogio.

Se gli israeliani come noi sono la “sinistra radicale”, allora tra noi non ci sono più moderati e il dissenso finisce qui. L’intero Paese è alla deriva verso la destra, che talvolta considera centro. Nessuno sta lasciando il Paese, ma stiamo abbandonando le masse. Non ci siamo mai accordati per trattare con l’avversario e ascoltare le sue richieste. Ricordo che una volta ho incontrato l’ex ministro degli Esteri tedesco e capo dei Verdi Joschka Fischer, quando aveva un ruolo importante nella politica internazionale. Gli dissi che se la Germania fosse stata davvero amica di Israele non avrebbe dovuto restare in silenzio di fronte ai suoi errori politici. Fu allora che Fischer mi diede una lezione di pragmatismo politico, rispondendomi che Berlino, gravata dalle oscurità del passato, non poteva dire nulla contro Israele e che la chiave era negli USA, non in Europa.

Fischer aveva ragione. È risaputa l’avversione della cancelliera Angela Merkel nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, eppure è stata proprio lei ad accordare a Tel Aviv una concessione di migliaia di milioni di euro per l’acquisto di tre navi da guerra. Si può solo sperare che il senso di colpa per aver ucciso i miei nonni non induca la Germania a macchiarsi di nuove colpe. Su una questione tuttavia Fischer aveva torto: a proposito dell’Europa. Recentemente il Vecchio Continente sta dando segni di ripresa. Complimenti allora al governo svedese e al Parlamento britannico. Forse sulle ali del male compiuto a Givat Hamatos voleranno anche le sanzioni.

Yossi Sarid, ex parlamentare e politico israeliano, è un opinionista di Haaretz.

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