News Siria Zoom

La Siria verso “Ginevra 3”?

Di Mohammad Mashmoushi, Al-Hayat (16/11/2014). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

In copertina un’opera del giovane artista di origini siriane Wissam al-Jazairy

Tra le file dell’Opposizione in Siria si fa strada l’idea di una possibile “Ginevra 3” o come alcuni la definiscono “Mosca 1”. La nuova conferenza mirerebbe a render concrete le varie “intenzioni” del regime Assad, di cui si è iniziato già a discutere nello scorso periodo. Tali intenzioni si sviluppano in tre punti principali:

1. Allontanamento della minaccia alla sicurezza del Paese, che si esplicita nelle organizzazioni Daish (conosciuto in Occidente come ISIS), Jubhat (o Fronte) al-Nusra e Esercito Libero Siriano;

2. Allineamento alla coalizione araba – internazionale per combattere il terrorismo;

3. Accordo tra le grandi potenze, dalla Russia agli Stati Uniti all’Unione Europea, per una risoluzione politica e non militare.

Da ciò emerge che la vera minaccia al Paese è ricollegabile esclusivamente al terrorismo e alle sue organizzazioni e non a fonte esterna, tra cui il regime dello stesso Assad. Altro aspetto peculiare è il richiamo del presidente al dibattito circa la fine della violenza e l’attuazione di una risoluzione di pace.

Tuttavia, non si fa alcun riferimento all’opposizione politica, completamente ignota al Presidente siriano, né alla locazione dei gruppi di combattimento come Daish e Jubhat al-Nusra, o anche al popolo siriano, vittima negli ultimi quattro anni di uccisione, migrazione, prigionìa e distruzione; né tantomeno si fa allusione alle complicazioni interne, regionali e internazionali che possono influenzare la situazione attuale. L’opposizione sembra aver trovato il motivo portante della nuova conferenza o “Mosca 1”. Nella speranza di una sua effettiva realizzazione, bisogna ridiscutere quei punti a volte ignorati o tralasciati alle due conferenze precedenti, che ne hanno rappresentato il fallimento e che hanno condotto al prolungamento del mandato di Assad per altri sette anni.

Risulta chiaro che per le due capitali, Mosca e Damasco, puntare sulla guerra internazionale contro le organizzazioni terroristiche riveste un’enorme importanza per favorire i propri interessi militari e politici. Inoltre permette alla Russia di allentare la tensione con l’Occidente riguardo alla situazione in Ucraina e al ruolo che riveste in Siria, in cambio di non interferenza nella questione del nucleare.
Le carte sono state scoperte e ancora una volta mostrano nessun progresso per il popolo siriano o l’opposizione.

Mohammad Mashmoushi è un analista politico libanese.

Vai all’originale