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Siria: un destino in sospeso

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Di Samira al-Musalima. Al-Arabi al-Jadeed (15/06/2016). Traduzione e sintesi a cura di Letizia Vaglia.

La Siria sta vivendo decisamente un momento di stallo: da un lato, il regime non si è dimostrato in grado di sedare la rivoluzione, nonostante il vero e proprio arsenale di armi a sua disposizione, e il sostegno militare e finanziario di Russia e Iran; dall’altro, la rivoluzione non riesce a far crollare il regime, nonostante l’eroismo del popolo e gli enormi sacrifici umani.

Siamo giunti a questa terribile situazione, in primo luogo, a causa della brutalità del regime e l’adozione di una politica che si è posta come obiettivo quello di fare letteralmente terra bruciata intorno ai rivoluzionari. Questo e altri mezzi, come lo sfollamento di milioni di persone e brutali bombardamenti indiscriminati, sono stati usati col fine di eradicare il carattere popolare della rivolta, portando conseguentemente al conflitto armato e tutti i suoi rischi correlati.

Un altro agente fondamentale è stato l’indebolimento dei contesti filo-arabi, specialmente dopo i risvolti della rivoluzione egiziana e le interferenze straniere nella questione medio-orientale. Come se non bastasse, assistiamo alla totale mancanza di una presa di posizione a livello internazionale sulla rivoluzione siriana, e alla totale indifferenza mostrata verso i massacri perpetrati dal regime, che sono stati addirittura accompagnati da bombardamenti contro i siriani da parte degli alleati di quest’ultimo.

Tuttavia, fare un quadro della difficile condizione che al momento sta vivendo la Siria, non deve significare un voltafaccia dell’opposizione verso tutto quello che è stato fatto, ma piuttosto spingere con maggiore vigore la diffusione delle idee rivoluzionarie tra il popolo, creando un ponte con le comunità siriane in patria e quelle che sono state soggette alla diaspora. C’è bisogno infatti di recuperare le idee che sono state la scintilla della rivoluzione, vale a dire la necessità di far cadere il regime autoritario, creando uno stato democratico e pluralista che garantisca la libertà e l’uguaglianza dei cittadini.

Il problema fondamentale è che al momento il conflitto non riguarda più solo lo Stato siriano, ma si è trasformato da una lotta locale per il potere a una guerra internazionale, in cui sono state coinvolte numerose potenze mondiali. In questo contesto, vale la pena porre l’accento su alcuni punti:

  1. Le stesse potenze straniere (soprattutto gli USA) non riescono a prendere una posizione sulla rivoluzione siriana, decidendo di non schierarsi né a favore dell’opposizione, né a favore del regime; così facendo, diventa più facile e vantaggioso per loro mantenere lo status quo, facendo la parte degli ignavi e lasciando decidere il destino della Siria ai loro capricci.
  2. Nonostante ciò, non bisogna credere che gli Stati Uniti o la Russia stiano appoggiando il regime, come quest’ultimo vorrebbe far credere, poiché al centro dei conflitti internazionali non c’è soltanto la situazione siriana.
  3. È chiaro che gli USA hanno fatto di tutto per coinvolgere Russia, Iran, Turchia e Arabia Saudita in questa storia, facendosi arbitro e spettatore della situazione.
  4. In base a quanto detto, sembra che all’America interessi soltanto mantenere la sicurezza di Israele, e ciò spiega la sua attuale inerzia nei confronti di questa situazione, poiché se Siria e Iraq riuscissero a ristabilire un equilibrio, rappresenterebbero sicuramente una grave minaccia per la suddetta coalizione.

In conclusione, mi sento di affermare che questa situazione dovrebbe condurci in due direzioni collegate. In primo luogo, bisogna ricostruire il nostro mondo, partendo dal formare un nuovo quadro di coalizione (prima che ce ne impongano uno dall’esterno), per poter finalmente mettere la parola fine all’autoritarismo vigente, e creare uno Stato civile e democratico fondato sui principi della nostra rivoluzione. Infine, esiste la pressante necessità di ristabilire un contatto con le comunità siriane in patria e all’estero, creando degli organismi rappresentativi appositi; quest’impegno inoltre deve essere assunto a livello nazionale, e non per favorire locali schieramenti di sorta.

Samira al-Musalima è una scrittrice e giornalista siriana, vice presidente della Coalizione nazionale siriana delle forze dell’opposizione e della rivoluzione.

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