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Anche la Siria ha la sua Malala che si batte per l’istruzione

Di Abel Alvarado. CNN (16/04/2014). Traduzione e sintesi di Claudia Avolio.

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Mizune, la Malala di Zaatari

“Possiamo aiutare a migliorare la Siria con l’istruzione”: ne è certa Mizune, 14 anni, una delle migliaia di rifugiati ad aver dovuto lasciare il suo Paese. Giovanissima, è determinata a far sapere a tutto il campo giordano di Zaatari che un futuro brillante inizia in classe. Da quando è arrivata a Zaatari ha trascorso il tempo a promuovere l’istruzione nel campo, dove metà della popolazione è composta da bambini e ragazzi. Lei è andata di tenda in tenda, di moschea in moschea, a parlare coi ragazzi e coi genitori sul perché tornare in classe è importante.

“Per me è cruciale e lo è anche per la società il far maturare consapevolezza. Voglio porre l’accento sull’importanza dell’istruzione,” dice Mizune. Per i suoi sforzi ora la chiamano la “Malala di Zaatari”, in riferimento alla giovane attivista pakistana Malala Yousafzai a cui il 9 ottobre 2012 hanno sparato mentre tornava da scuola. Sopravvissuta, Malala ha continuato a diffondere il messaggio dell’importanza dell’educazione. E così è anche la passione di Mizune: “Entriamo nelle tende e discutiamo dei problemi che impediscono alle persone di andare a scuola. Cerchiamo delle soluzioni e parliamo del diritto dei bambini e dei ragazzi a ricevere un’istruzione”.

Il suo lavoro è iniziato quando l’UNICEF ha preso a costruire scuole a Zaatari. Mizune ha deciso di dare il suo aiuto: “I bambini e i ragazzi sono le persone più importanti della società. I genitori hanno un’influenza sui loro figli, perciò era fondamentale educare i genitori. Hanno ascoltato, hanno espresso pareri diversi, ma alla fine abbiamo convinto un gran numero di persone a venire a scuola”. In questo momento, circa il 70 percento dei più giovani nel campo frequenta la scuola. Le sfide, comunque, a Zaatari sono infinite. Rifornire il campo d’acqua e riuscire a tenere gli ambienti caldi durante l’inverno sono solo due esempi.

Zaatari è diventato il secondo più grande campo di rifugiati del mondo. Se fosse una città, sarebbe la quinta della Giordania. Vi abitano circa 150 mila persone ma il numero oscilla di continuo tra centinaia di arrivi e partenze quotidiani. I giorni passano e una soluzione sembra lontana, ma Mizune – che sogna di diventare una giornalista – sta già pensando a giorni migliori per il futuro della sua Siria. “Un bambino affronterà molte sfide nella sua vita, ed è importante trarre vantaggio dall’istruzione malgrado le circostanze”, dice e conclude: “Perché la vita andrà avanti”.

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