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Siria: impossibile trovare una soluzione a Ginevra

Bandiera siriana Siria
In balia di interessi regionali e internazionali, l’esito dei negoziati lascia presagire la necessità di molte altre conferenze sul futuro della Siria

Di Khaled Ghazel. Al-Hayat (10/03/2017). Traduzione e sintesi di Antonia M. Cascone.

Che i negoziati di Ginevra si siano conclusi con un nulla di fatto non ha sorpreso nessuno; l’unico punto ben chiaro è stato l’accordo sulla necessità di incontri futuri. Nonostante fosse presente una delegazione dell’opposizione (costituita da varie opposizioni in base ad accordi regionali) e fosse ben intenzionata a riportare una vittoria politica, chiunque abbia assistito alla conferenza ha potuto constatare, in maniera lampante, che la chiave per una soluzione in Siria non è nelle mani del regime siriano, e neanche in quelle dell’opposizione.

Non è un segreto che queste chiavi siano ben strette nelle mani della Russia, che si trova adesso a definire i confini di ciò che è accettabile e ciò che non lo è. Invece, sebbene vi sia una forte presenza dell’Iran, di milizie libanesi e irachene, così come della Turchia e del suo esercito, queste forze non si sono rivelate capaci di imporre la propria agenda, di convocare una conferenza o di suggerire soluzioni. Per quanto riguarda Mosca, la crisi siriana si è rivelata una vera e propria carta vincente nella lotta con gli Stati Uniti per il controllo regionale e internazionale e la spartizione delle aree di influenza. La domanda è: sarebbe davvero disposta la Russia, e con essa il regime siriano, a trovare una soluzione per la crisi? E le forze regionali iraniane e turche sarebbero disposte a deporre le armi? Rispondere a queste domande presuppone la conoscenza del destino della Siria. Poiché Mosca al momento ansiosa di giungere a una soluzione, permette alle altre parti di muoversi e “giocare” per un po’.

D’altra parte, anche l’Iran non sembra aver fretta di trovare una soluzione, almeno non prima di averne chiarito i lineamenti e di essersi assicurato che garantisca la protezione dei propri interessi e dei propri investimenti materiali e umani, pagati a caro prezzo. Il Paese si ritiene fortemente coinvolto nella guerra siriana e si ostina a volere che Assad rimanga al suo posto, al fine di preservare la sua sicurezza nazionale interna. Anzi, il coinvolgimento dell’Iran in Siria è diventato carta fondamentale nelle lotte interne di cui Teheran è testimone alla vigilia delle elezioni presidenziali e parlamentari: la Siria rimane una questione di vita o di morte, specialmente la presenza di Assad al potere.

Invece la Turchia, divenuta il cuore della guerra siriana, è arrivata a una sorta di fusione tra azioni militari per allontanare i curdi e compromesso con la Russia sulle zone di sicurezza. Se i curdi si erano brevemente illusi di poter realizzare zone di influenza e autogoverno, e il sogno era davvero a due passi, le ambizioni si sono adesso dissipate, e il popolo curdo è rimasto solo una pedina nel bel mezzo dei contrastanti interessi internazionali e regionali.

In ultimo l’opposizione, o le opposizioni, che hanno partecipato alla conferenza di Ginevra. Non c’è dubbio che abbiano provato a imporre le loro richieste, specialmente sulla questione della transizione politica e dell’insistenza sul fatto che non vi sia posto per Bashar al-Assad nel futuro della Siria. A questo la delegazione del regime ha reagito spostando il discorso sui legami dell’opposizione con le organizzazioni terroristiche, seguendo un iter che si ripropone ormai in ogni sessione di negoziati. Il dilemma dell’opposizione rimane la sua appartenenza a diverse fazioni arabe e regionali che fanno capo a lei: la nota positiva che si è registrata è stata la convergenza su posizioni più o meno condivise, quella negativa è ancora nella sua incapacità di unificarsi.

Si susseguiranno svariate conferenze sulla Siria prima che possa profilarsi una soluzione. Ciò che rimarrà invariato sarà lo spargimento di sangue di cui sarà vittima il popolo, dal momento che questa è l’unica lingua che il regime e i suoi garanti riescono a parlare.

Khaled Ghazal è uno scrittore e giornalista libanese.

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