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Siria: due anni di inferno

Zoom 14 mar Siria

Editoriale. The Daily Star (14/03/2013). Traduzione di Roberta Papaleo. L’anniversario dei due anni di rivoluzione in Siria costituisce un momento solenne in cui tutto il mondo dovrebbe prendere in considerazione la distruzione che ha dilaniato uno dei principali Paesi del mondo arabo.

La portata dei danni è ben nota. Tuttavia, dato che il 15 marzo è vicino, bisogna che la gente ricordi tutte le cifre e le innumerevoli perdite sofferte. All’interno del Paese, sono quattro milioni i siriani sfollati, mentre un milione e mezzo di rifugiati hanno attraversato i confini nazionali in cerca di un posto sicuro.

Probabilmente, persino le 80.000 persone uccise sottostimano le dimensioni della calamità, dal momento che in migliaia sono ancora dispersi e decine di migliaia hanno sofferto tutta una serie di gravissime ferite, sia fisiche, sia psicologiche

Una rivolta popolare scoppiata due anni fa nel sud della Siria, nella quale la popolazione protestava contro l’imprigionamento e la tortura di un gruppo di adolescenti accusati del “crimine” di aver scritto dei graffiti, si è trasformata in una guerra totale nella quale il regime ha impiegato bombe a grappolo e missili Scud principalmente contro obiettivi civili.

L’economia della Siria è devastata e persino il prezioso patrimonio archeologico centenario è stato preso di mira dalla macchina omicida. Inoltre, il conflitto ha scatenato l’orrendo fenomeno del settarismo, con ripercussioni profondamente pericolose per le generazioni future di siriani.

La distruzione della Seconda Guerra Mondiale, in qualche modo, impallidisce di fronte ai danni provocati da un solo Stato mediorientale negli ultimi due anni, con case, vicinati, città e villaggi distrutti in  maniera sistematica.

In mezzo a tutta questa distruzione e morte, la comunità internazionale si è ampiamente accontentata di tenere una serie di incontri, conferenze e discussioni per affrontare la crisi in Siria. Sebbene tutti gli sforzi per fornire un’urgente assistenza umanitaria sono più che benvenuti, tempo ed energia sarebbero stati spesi meglio se si fosse giunti ad un piano fattibile per porre fine al conflitto.

Per la maggior parte, i Paesi che esercitano più influenza sulla questione siriana sono stati occupati nei dibattiti mentre il numero delle vittime cresceva costante. Forse i funzionari di questi Paesi continuano a coltivare la speranza che alla fine un “vincitore” emergerà, mentre la cosa triste è che l’orrendo massacro che va avanti di giorno in giorno in Siria farà sì che tutte le parti ne usciranno come perdenti. Ci si dovrebbe rendere conto che la Siria viene tenuta in ostaggio da un regime che rimane concentrato unicamente sull’uso della forza per mantenere la sua presa sul potere. Il regime dovrebbe essere cosciente che la sua fine è già prevista, mentre quelli che dichiarano di essere coinvolti nel conflitto dovrebbero rendersi contro che la fine della guerra non deve basarsi sul tempo, ma sul numero di vite perdute.
http://www.dailystar.com.lb/Opinion/Editorial/2013/Mar-14/210018-two-years-of-hell.ashx#ixzz2NVACmPnO